Percorsi di legalità 2016 – Cinemovel

I volti della mafia

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Per mafia si intende un’ organizzazione criminosa clandestina che, nata in Sicilia nel secolo XIX
 sotto il governo borbonico, diffondendosi poi in tutta la nazione e, con gli emigrati, negli Stati Uniti
 d’America, ma anche altrove come per esempio in Francia, esercita il controllo su certe attività
 economiche e su traffici illeciti, come appalti e stupefacenti, condiziona la libertà dei cittadini e il
 regolare andamento delle funzioni pubbliche. E’ retta dalla legge dell’omertà e del silenzio e si serve
 di metodi di intimidazione e di repressione violenta e spietata. 
La mafia ha in genere una struttura di tipo verticale. Il capofamiglia nomina il sottocapo ed i
 capodecina che hanno il compito di coordinare gli “uomini d’onore”, i picciotti. L’organizzazione 
base è la famiglia, non quella di sangue, ma un gruppo mafioso che controlla un pezzo di territorio,
 in genere un paese o un quartiere di una grande città oppure più paesi se questi sono piccoli. È una
 funzione vitale, quella del controllo del territorio, che si snoda attraverso rapporti con alcuni
 ambienti della politica e delle istituzioni.


2) LE ORGANIZZAZIONI


Le più importanti e famose organizzazioni, di tradizione secolare, sono:
· Camorra: organizzazione criminale di connotazione mafiosa originaria di Napoli
· Cosa Nostra: organizzazione criminale di tipo mafioso-terroristico presente soprattutto in
 Sicilia
· ‘Ndrangheta: organizzazione criminale di connotazione mafiosa originaria della Calabria

3) NORD E SUD

Il fenomeno mafioso, che in alcuni territori ha una diffusione capillare, ha assunto diversi caratteri
e ha acquistato forme diverse, con strutture e codici seppur simili diversi da regione a regione e
talvolta anche tra province d’Italia. Accade anche che la distribuzione e il relativo controllo
 territoriale appaia complesso e in continua evoluzione e talvolta anche singoli quartieri della
 medesima città conoscano diverse tipologie organizzative, a seconda della famiglia che ne detiene il 
controllo.
Ogni tanto qualche inchiesta della magistratura ricorda come la mafia sia ormai penetrata e si sia
 saldamente ramificata anche al Nord Italia, come essa non sia più solo Cosa Nostra ma Cosa di tutti. 
Un’organizzazione senza latitudine e senza confini, sempre più evoluta, con una inaudita capacità di
infiltrarsi nel sistema degli appalti e di mettere le mani su ingenti somme di denaro pubblico grazie
ai contatti giusti, a maglie troppo larghe nei controlli, magari alla connivenza di politici,
 imprenditori, professionisti e amministratori pubblici.
 Si parla di colonizzazione mafiosa che ormai, rincresce dirlo, non sorprende nemmeno più. E’ da
 anni, infatti, che le grandi organizzazioni criminali hanno imparato a diversificare e a delocalizzare
le loro attività illegali, mantenendo un forte radicamento nelle regioni d’origine, dove continuano 
quindi ad avere un grande potere d’influenza, ma aprendo succursali ovunque, tanto più dove ricche
 attività produttive, finanziarie, edilizie, imprenditoriali offrono opportunità di grandi guadagni, per
lo più illeciti. 
Questa mafia è sempre più borghesia mafiosa. Lo è al Sud, come dimostra la crescita di tanti
 capimafia che vengono dal mondo della borghesia professionale, e lo è, a maggior ragione, nel
Centro e nel Nord Italia, dove la mafia è soprattutto impresa. Così oggi si deve purtroppo ammettere
che non esistono più territori incontaminati: le mafie sono in Lombardia e Piemonte ma sono anche 
in Friuli, in Umbria, nelle Marche. Basti pensare a pochi mesi fa quando il Comune di Brescello, in
 Emilia Romagna, è stato sciolto per “infiltrazioni mafiose” dopo che sono state accertate forme di
condizionamento della vita amministrativa da parte della criminalità organizzata.

4) RICCHEZZA E POVERTA’

Stimare i ricavi della criminalità mafiosa è difficile e si scontra con limiti metodologici che nascono
dalla mancanza di dati istituzionali. Eppure alcune analisi sono state pubblicate. “Sos Impresa” nel 
suo XIII rapporto annuale attribuisce alla mafia un giro di affari di 138 miliardi e un utile di 105
miliardi all’anno. Questo studio pecca però di scarsa trasparenza. Guerino Ardizzi, Carmelo
Petraglia, Massimiliano Piacenza e Gilberto Turati (della Banca d’Italia) hanno invece lavorato
 adottando metodi econometrici rigorosi e i risultati a cui sono giunti attribuiscono all’economia
 criminale un valore pari al 10,9 per cento del Pil. Questo lavoro e altri simili hanno costituito la
documentazione di base per l’audizione presso la Commissione parlamentare antimafia del vice
direttore della Banca d’Italia e la testimonianza ha indotto la Commissione nella sua relazione del 
2012 a reiterare la cifra fatidica di 150 miliardi di euro come fatturato delle mafie.

5) SILENZIO E VOCE

E’ proprio il silenzio la forza più grande delle organizzazioni criminali a stampo mafioso.
… la lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata,
non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e
morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la
bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale,
dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità …
[ Paolo Borsellino, Magistrato Antimafia ]

Gli innocenti a volte tacciono per disperazione e depressione e non per paura. Il loro silenzio è
quello di coloro i quali sono rassegnati, hanno provato in tutti i modi a cambiare le cose e alla fine,
molto innocentemente finiscono a ballare il tango, a godersi l’opera o il teatro, sopraffatti
 dall’avanzare dell’età e dalla voglia di vita, di un’altra vita. 
Essi si proiettano nel chiuso della famiglia, della cultura, degli interessi di piccoli gruppi con la
speranza di coloro i quali, costretti all’esilio civico, trattano con distacco ciò che gli accade intorno. 
Poi un giorno, qualcuno con la cattiveria e la vigliaccheria tipica dei mafiosi, fa esplodere una 
bomba nel portone a poca distanza da casa tua, o versa lattine di nafta o olio industriale sugli scogli
più belli del tuo mare, chissà per quale motivo, e ci si accorge che la mafia esiste… eccome.


6) CORAGGIO E PAURA

Tra i vari elementi che compongono la struttura culturale del mafioso, l’omertà è il più fondante,
 esprime un’essenza specifica, una conditio sine qua non. Non si ha mafia senza omertà mentre può
essere diffusa la considerazione opposta, cioè che esista omertà senza che ci sia necessariamente
mafia.
 C’è una forma di omertà innata nel genere umano che deriva dalla paura di ricevere un
danno irrimediabile dall’esporsi, dalla denuncia di nomi o fatti, con conseguenze che potrebbero
intaccare il quieto vivere di ciascuno. La rottura dell’omertà in genere, implica, un diffuso
solidarismo sociale, uno scarso potere di dominio del più forte sul più debole.
La mafia è forte proprio perché la gente ha paura, e la paura nasce dalla volontà di non credere in
chi potrebbe rappresentare, cioè la gente crede di non poter avere fiducia nello Stato.

di Martina M. utilizzando materiali ricavati da diversi articoli presenti in rete