Ho trovato la storia di Graziella nella lunghissima lista di vittime di mafia.
Graziella Campagna nasce in provincia di Messina nel 1968 e, dopo aver abbandonato gli studi, trova un lavoretto come lavandaia; proprio questo lavoro la porterà alla morte perché svolgendo quest’attività trova per caso un documento nella tasca di una camicia di un certo “Ingegner Cannata” e scopre la sua vera identità.
L’uomo è infatti Gerlando Alberti junior, nipote latitante del boss Gerlando Alberti.
Il 12 dicembre del 1985, all’età di 17 anni, Graziella fu prima rapita e poi uccisa da Giovanni Sutera mentre aspettava l’autobus per tornare a casa dopo una giornata di lavoro.
Diverse sono le stranezze nel corso delle indagini: fascicoli del tribunale che si smarriscono; falsi ufficiali di carabinieri che partecipano agli interrogatori e incontri fra testimoni ed altri carabinieri, che si interessano delle perizie balistiche, mentre suo fratello Piero, anch’egli militare, venne rimproverato dal maresciallo per aver svolto indagini autonome per poi fornirle alla polizia.
Quattro anni dopo, il 1° marzo dell’89, il giudice istruttore dispose il rinvio a giudizio per l’omicidio di Graziella Campagna nei confronti dei due latitanti Gerlandi Alberti jr e Giovanni Sutera. Nove giorni dopo la Corte d’Assise di Messina dichiarò la nullità degli atti compresa l’ordinanza di rinvio a giudizio.
Della vicenda si tornò a parlare solo nel 1996, con una puntata di ‘Chi l’ha visto?’, con la lettera di una professoressa che chiedeva la riapertura delle indagini, mentre anche le dichiarazioni di nove pentiti di mafia squarciarono il velo sul delitto di Graziella Campagna. Nel dicembre 1996 il Tribunale di Messina riaprì ufficialmente il caso.
L’11 dicembre 2004 vennero giudicati colpevoli e condannati all’ergastolo Alberti e Sutera. Per favoreggiamento furono condannate a due anni anche le due donne che lavoravano con Graziella.
Il 4 novembre 2006, graziato dal ritardo di consegna della sentenza, il boss palermitano uscì nuovamente di prigione.
La storia di Graziella mi ha colpita molto perché era un’innocente ragazza di 17 anni che, pur non volendolo, ha scoperto delle informazioni legate alla mafia che l’hanno portata alla morte, e secondo me le anomalie del processo aggravano maggiormente la moralità dell’accaduto.
L’ho associata alla carta visibile/invisibile perché Graziella, da ragazza umile e “invisibile” qual era, si è fatta involontariamente notare, anche se sicuramente in questo caso avrebbe preferito non succedesse.

 

Stefica Z.

Liceo Attilio Bertolucci

5B

Parma