Qualche anno fa, un sabato sera, ero sola in casa e guardai il primo film che trovai in televisione. A quel tempo sapevo veramente poco delle mafie e, nonostante ciò, gli atti di violenza rappresentati nel film non mi sorpresero affatto: anche se sull’argomento non sapevo quasi niente, degli atti così brutali me li aspettavo. Perciò il mio stupore va attribuito ad altro.
Giovanni Manzoni è un’ex mafioso pentito che ha testimoniato contro i suoi capi, dando vita ad una feroce caccia all’uomo; lui e la sua famiglia (la moglie e i due figli) sono protetti dal programma di protezione testimoni dell’FBI, che comporta che vivano sotto copertura e come una famiglia normale. Ma le abitudini sono dure a morire, soprattutto se non sono buone e se le hai praticate per un’intera vita. Così, invece di mantenere il profilo basso che gli è stato richiesto, i membri della famiglia commettono crimini che li espongono continuamente, obbligandoli a trasferirsi più volte. è proprio questo modo di pensare che allibisce, cioè pretendere di vivere una vita normale ma rimanendo ostinati a non cambiare, a commettere ciò per cui eri considerato un fuorilegge: questa è la mafia, questo significa essere mafiosi, cioè ottenere le cose solamente con la violenza.
Beatrice Z.
Liceo Serpieri
5A
Rimini