Riciclavano plastica tossica recuperata dalle coperture delle serre, la esportavano in Cina dov’era utilizzata per la produzione di calzature che poi venivano importate e vendute nel nostro Paese, pur contenendo sostanze tossiche. Gli enormi teloni di plastica delle serre agricole, e il loro smaltimento, si erano trasformati in un redditizio business su cui aveva messo gli occhi e le mani la mafia. Lo hanno scoperto gli investigatori delle squadre mobili di Ragusa e Catania e dello Sco, con la Dda della procura etnea. Nella notte del 23 Ottobre 15 persone sono state arrestate: dieci sono finite in carcere, le altre cinque ai domiciliari. Le accuse, a vario titolo, vanno dall’associazione mafiosa al concorso esterno al traffico dei rifiuti all’estorsione alle lesioni alle armi. «Un patto scellerato tra l’associazione mafiosa e l’imprenditoria locale», lo definisce il questore di Ragusa Salvatore La Rosa. Durante l’indagine si è pure scoperto che i fanghi provenienti dal lavaggio dei teloni, contaminati da fertilizzanti, diserbanti e anticrittogamici, venivano sotterrati assieme ad altri rifiuti tossici nei terreni attorno alla Sidi, una delle aziende dei Donzelli. Cinque aziende, per un giro d’affari di cinque milioni di euro, sono state poste sotto sequestro.
La plastica, dalla sua produzione, al suo utilizzo e al suo scarto, oggi è un grave e ponderoso problema a livello mondiale. Sapere che vi sono persone che alimentano questa tragedia per fini personali, a discapito in primis di se stessi ma soprattutto di tutto il globo, è una cosa davvero avvilente e degradante. Anche qui, come d’altronde nella gran maggior parte dei casi, prevale la parte d’egoismo che l’uomo possiede, prevaricando e non tenendo conto e cura del resto che lo circonda: persone, bambini, animali e Natura.

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Anastasia

Liceo Serpieri

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Rimini