“Memoria di Peppino Impastato” attraverso i suoi 100 passi

26 Gennaio 2021

Mi ha incuriosito la ricerca di Riccardo Spreafico sulla memoria e l’operato di Peppino Impastato, un figlio nato in una famiglia mafiosa, un cittadino che è stato giornalista, conduttore radiofonico e che ha avuto la forza di uscire dalla sua condizione di sottomissione al potere mafioso, noto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra, a seguito delle quali fu assassinato il 9 maggio 1978.
Ho quindi proceduto con una ricerca di approfondimento su quest’uomo, trovando oltre che al film alcune canzoni su di lui e quello che fece. Quella su cui mi soffermo è “100 passi”, una canzone dei Modena City Rambles.

Ancora una volta ho ritrovato e sentito come tramite la musica, la voce e le note sono mezzo di protesta e di memoria di persone che non devono essere dimenticate per le loro imprese come quella di Peppino. La canzone incomincia con i famosi 100 passi che distanziano la casa della famiglia degli Impastato da quella di Tano
Badalamenti, il boss che aveva sotto controllo la città di Cinisi in Sicilia, mandante dell’omicidio di Impastato. Mi piace molto la parte iniziale cioè dove attraverso delle domande che possono essere scontate emerge invece la libertà di scelta di un uomo che riesce a liberarsi dalla maglia della mafia.
Nato a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa il padre Luigi, lo zio e altri parenti erano mafiosi. Ecco perché la canzone dice che il suo cognome è scomodo per la sua scelta di vita.
Peppino era un giovane che rinnegò la mafia, la cultura corrotta della Palermo di allora e la sua stessa famiglia e decise di combattere la mafia. Lo fece con audacia.
Lo fece in particolare da Radio Aut, una radio libera da lui stesso fondata nel 1977.
La trasmissione dalla quale lanciava le sue frecce in direzione dei mafiosi, era “Onda Pazza”. Non aveva paura, non aveva peli sulla lingua e faceva denunce con nomi e cognomi. Nella seconda strofa si fa un bibliografia della sua vita.
La cosa acquistò importanza e cominciò a dare davvero fastidio al potere e a nulla valse la posizione del padre, Peppino Impastato venne assassinato, nei giorni dell’omicidio di Moro, in questo modo il caso passò in secondo piano. Ci penseranno  in futuro personaggi come don Ciotti e Marco Tullio Giordana a riscoprirne la
memoria.

Ma la tua vita adesso puoi cambiare solo se sei disposto a camminare, gridando forte senza aver
paura contando cento passi lungo la tua strada
Questa cosa Peppino la sapeva bene perché conosceva il codice d’onore della mafia, ma lo sfida contando ad alta voce come se quei numeri scandissero tutta la sua vita, le sue scelte.

Gli amici, la politica, la lotta del partito.. alle elezioni si era candidato..
Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Lui poteva scappare ma resta a combattere, testimone che le cose potevano cambiare seppur in un momento storico così difficile controllato dal terrore.

Era la notte buia dello Stato Italiano, quella del nove maggio settantotto..
La notte di via Caetani, del corpo di Aldo Moro, l’alba dei funerali di uno stato..
Viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, il corpo viene messo sui binari della ferrovia e da lì scomparse. Stampa, forze dell’ordine e magistratura parlano di atto terroristico in cui l’attentatore sarebbe rimasto vittima e, dopo la scoperta di una lettera scritta molti mesi prima, parla di suicidio.
“E’ solo un mafioso, uno dei tanti”
Certamente mossa astuta commettere il delitto mentre l’attenzione pubblica era rivolta verso un altro obiettivo. Certamente l’assassinio di Moro ha rilevanza maggiore che copre la gravità di questo.

Grazie all’attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta Impastato, che rompono pubblicamente con la parentela mafiosa, viene individuata la matrice mafiosa del delitto e sulla base della documentazione raccolta e delle denunce presentate viene riaperta l’inchiesta giudiziaria. Il 9 maggio del 1979 il Centro siciliano di documentazione organizza, con Democrazia Proletaria, la prima manifestazione nazionale contro la mafia della storia d’Italia, a cui parteciparono 2000 persone provenienti da tutto il Paese.

Nel maggio del 1992 il Tribunale di Palermo decide l’archiviazione del “caso Impastato”, ribadendo la matrice mafiosa del delitto ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi.
Nel marzo del 1996 la madre, il fratello e il Centro Impastato presentano un esposto in cui chiedono di indagare su episodi non chiariti. Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Badalamenti, incriminato come mandante del delitto.
Il 5 marzo 2001 la Corte d’assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a 30 anni di reclusione. L’11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all’ergastolo. Finalmente si è giunti alla verità, una verità che ha ridato slancio alla lotta contro la mafia che prosegue grazie all’esempio di chi, contando 100 passi tenendosi a mani stretti la capacità di contare e camminare insieme, è testimone che la mafia si può sconfiggere.
Oggi esiste radio 100 passi, una radio Web nata con l’obiettivo di portare avanti il progetto iniziato allora da Peppino Impastato con Radio Aut.
Il ritmo di questa canzone ti fa nascere la voglia di urlare, ti fa uscire la rabbia, ma in modo positivo.


Benjamin

Lecco

IIS MEDARDO ROSSO

3D

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