Percorsi di legalità 2017

Disturbi di chi vive nella mafia

Salve, sono un’alunna partecipante al progetto sulla mafia, mi chiamo Noemi, e le mando questa mail per farle vedere delle cose che ho trovato sul tema mafia.

I mafiosi doc difficilmente provano disagi interiori, come spiegano a VICE News alcuni esperti che lavorano a stretto contatto con la criminalità organizzata. La loro vita è però segnata dalla psicopatologia pura, formata da deliri di onnipotenza, paranoia, sfiducia verso l’altro e assenza di piacere.

I mafiosi stessi in realtà, come ci spiegano gli analisti interpellati, stanno bene all’interno di quella ‘bolla’.

Secondo il professore Lo Verso i veri boss potrebbero essere paragonati a degli automi, dei robot: personalità prive di emozioni e di piaceri, in cui ogni cosa diventa funzionale all’accrescimento del potere.

“Finché sono integrati nel loro mondo, i mafiosi non mostrano alcun tipo di sofferenza psichica,” dice Lo Verso. “In quel mondo è assente la categoria dell’Io, che, in quel caso, coincide esattamente con il Noi della mafia.”

Ovvero, la psiche di un mafioso, e il suo sistema di valori, sono concepiti dall’organizzazione criminale stessa. Il pensiero dell’individuo si omologa con quello della struttura centenaria di cui fa parte. Per un mafioso è impensabile l’idea di chiedere aiuto e affidarsi nelle mani di qualcuno al di fuori dell’organizzazione. I suoi principi, insieme al senso di vergogna, glielo impediscono.

L’angoscia e l’ansia sono molto forti. Non parlano più al plurale, pensare al futuro diventa impossibile per loro“, dice Antonino Giorgi, professore dell’Università Cattolica di Brescia. “Troviamo persone in preda a un senso di fine di vita dirompente. Alcuni tendono al suicidio, altri sviluppano comportamenti maniacali.”

Nonostante gli sforzi, per molti di loro – dicono gli psicoterapeuti – ci sono poche possibilità di successo. Soprattutto per chi è cresciuto con la mentalità del clan.

#DEBOLEZZA #SCHIAVITU

 

LA STORIA DI PINO PUGLISI

Ogni 15 settembre ricorre la memoria del prete ucciso dalla mafia nel 1993 a Palermo e beatificato il 25 maggio 2013. Don Pino sorrise al killer che gli sparò sotto casa. Nel quartiere Brancaccio di Palermo, dilaniata dalla guerra delle cosche mafiose, riuscì a coinvolgere nei gruppi parrocchiali molti ragazzi strappandoli alla strada e alla criminalità.

Divenuto sacerdote della chiesa palermitana, era ben conscio della pessima situazione della città, dilaniata dall’azione delle cosche mafiose in cui è suddivisa oltre che dalla microcriminalità, e si diede subito a operare nel tessuto sociale, particolarmente in quelli più diseredati o in cui comunque la macchia della delinquenza è più radicata, portando ovunque buoni risultati. Riusciva a coinvolgere nei gruppi parrocchiali un sempre crescente numero di ragazzi togliendoli dalla strada e mettendoli in guardia egli stesso della reale natura maligna delle organizzazioni da cui erano manovrati, oltre che dei pericoli in cui incorrevano.

La sua fu una lotta aperta e dichiarata alla mafia che, sentendosi punta e minacciata da questo prete esemplare e dalla sua opera che si diffondeva rapidamente, commissionò così il suo omicidio.

Sulla base delle ricostruzioni, don Pino Puglisi era a bordo della sua Fiat Uno di colore bianco e, sceso dall’automobile, si era avvicinato al portone della sua abitazione. Qualcuno lo chiamò, lui si voltò mentre qualcun altro gli scivolò alle spalle e gli esplose uno o più colpi alla nuca. Una vera e propria esecuzione mafiosa.

Il 19 giugno 1997 venne arrestato a Palermo il latitante Salvatore Grigoli, accusato di diversi omicidi tra cui quello di don Pino Puglisi. Poco dopo l’arresto Grigoli cominciò a collaborare con la giustizia, confessando 46 omicidi tra cui quello di don Puglisi.

Dopo l’arresto egli sembrò intraprendere un cammino di pentimento e conversione. Lui stesso raccontò le ultime parole di don Pino prima di essere ucciso: un sorriso e poi un criptico “me lo aspettavo”.

Don Pino Puglisi fu un grande uomo per diversi aspetti, ma la cosa che più rimarrà impressa nelle memorie delle persone della sua figura è che un semplice uomo, un prete di città, è riuscito a sorridere davanti alla risposta inevitabile delle sue opere di bene, è riuscito a sorridere al suo assassino prima di morire, come per dire “io ti perdono”.

Per questo Pino Puglisi verrà ricordato come il prete che fece tremare la mafia con un sorriso.

#VOCE #CORAGGIO

 

FRASI SIGNIFICATIVE TRATTE DA FILM

DAL FILM “LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE

“In città avvenne un evento storico, i palermitani scoprirono che esisteva la mafia e glielo fecero scoprire i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”

Secondo me questa frase rappresenta perfettamente l’ignoranza e il menefreghismo delle persone, poiché nella mia opinione a quel tempo i palermitani, o comunque le persone in generale, sapevano già dell’esistenza della mafia, ma nessuno ne aveva mai parlato così apertamente perché tutti avevano una paura tremenda di quello che gli sarebbe potuto capitare se ne avessero veramente parlato.

#CORAGGIO #VOCE #LIBERTA’ #ONESTA’

 

DAL FILM “IL PADRINO

“Un giorno, e non arrivi mai quel giorno, ti chiederò di ricambiarmi il servizio, fino ad allora consideralo un regalo per le nozze di mia figlia”

In questa frase è evidente il concetto di ricatto attraverso dei favori. I capi mafiosi infatti fanno delle specie di prestiti a chi ne ha bisogno, ma pretendono anche che poi la persona restituisca quei soldi, e se non lo fanno i capi li fanno uccidere.

#PRIVILEGI #CORRUZZIONE

“La droga deve essere controllata come un’industria per mantenerla rispettabile! Non la voglio vicino alle scuole. Non la voglio in mano ai bambini! Questa è un’infamità. Nella mia città limiteremo il traffico ai negri e alla gente di colore. Tanto sono bestie, anche se si dannano, peggio per loro.”

Questo, nella mia opinione, è un chiaro esempio di “Distrazione di massa” per allontanare l’attenzione dai “mafiosi che spacciano droga” e spostarla su “persone di colore che spacciano droga” facendo così sembrare che solo le persone di colore spaccino.

#SCHIAVITU’ #RICCHEZZA #POVERTA’

 

Ho anche trovato una critica sul film “IL PADRINO” che mi ha lasciata specialmente colpita.

“Ho dei dubbi sul Padrino. Credo che abbia fatto del sentimentalismo su dei criminali violenti e che gli abbia dato un codice d’onore che in realtà non hanno mai avuto.” Hit-Girl

In pratica in questa critica si sottolinea il fatto che nel film risultano spesso scene dove sembra che i mafiosi abbiano una specie di regolamento che in realtà si sa che non hanno.

Il fatto che si mostri questa finta parte della mafia non è una cosa per niente giusta poiché in questo modo si fa credere alla gente che i mafiosi non attacchino, per esempio, donne e bambini quando invece lo fanno, e uccidono molto più spesso degli uomini.