Carcare

Ho scelto questa notizia perché mi ha colpito molto il fatto che ad un capitano, che si è spento per la nostra nazione arrestando un boss mafioso così pericoloso, non sia concessa nemmeno la scorta nonostante le evidenti provocazioni.

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La poesia “A Falcone e Borsellino” di Germana Bruno è stata scritta in riferimento ad un’immagine, ormai sbiadita dal tempo. Ecco, gli anni passano, ma loro non devono essere dimenticati, tutti noi dobbiamo lottare contro la mafia e la corruzione, anche nel nostro piccolo, perché la giustizia è molto importante.

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Crimini terrificanti

Molto spesso ci dimentichiamo degli orrori che la mafia ha compiuto, a volte forse non ne siamo proprio a conoscenza e altre volte alcuni sono fermamente convinti del fatto che la mafia alla fine faccia del bene, ignorando quello che sono i fatti: ho scelto questo video proprio per questa ragione, perchè esso dice in modo molto crudo e diretto degli orrori, anche se solo alcuni, che coinvolgono anche donne e bambini, a differenza di alcuni credi popolari.

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Secondo me questa immagine rappresenta il potere che ha ancora la mafia sui cittadini: essi non sono liberi, ma schiavi dei mafiosi. La corruzione, il pizzo, l’oppressione e la criminalità purtroppo sono ancora presenti in tutta Italia e per paura di tutti non vengono affrontate e vengono trascurate.

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Negli ultimi decenni, il livello dell’inquinamento è aumentato sempre di più grazie all’indifferenza di tutti noi, influenzando radicalmente l’ambiente che ci circonda e il clima. Se non si agisce subito, la Terra e la vita di tutti gli esseri viventi saranno in grande pericolo.

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La giustizia non è solo un’illusione

Questa canzone parla appunto della libertà di parola di fronte ad ogni tipo di Mafia , quella che non ti lascia esprimere e quella che ti fa tacere se non con le buone con le cattive. La Mafia è tutto ciò che ti toglie i diritti che ti spettano e che ti fa sentire insignificante e futile . La canzone dice “pensa perchè puoi decidere tu ” , tutti dovremmo cercare di farlo per il nostro bene e quello degli altri.

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A cosa serve il lavoro di tanti uomini giusti, non corrotti, che credono nella legge, che rischiano quotidianamente la vita per garantire alla giustizia i responsabili di gravi, gravissimi reati come stragi e atti terroristici se poi la Corte Europea dei diritti dell’uomo e ora la Corte Costituzionale uccidono l’ergastolo “ostativo”,cioè quell’ergastolo che, introdotto dopo il 1992, impedisce la concessione di benefici a mafiosi, purché dimostrino il loro volontario percorso rieducativo?

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Ho scelto questa celebre frase di Giovanni Falcone perchè mi ha colpito subito, mi ha fatto riflettere su quanta differenza possa fare la voce di una persona, perché si, chi parla a testa alta, dicendo tutto quello che pensa, facendo commenti e magari anche critiche, poi può morire “in pace con sè stesso”, mentre chi ignora quello che succede tutti i giorni, chi abbassa la testa e sta in silenzio è complice, anche senza volerlo, del “male” a cui non sta dando peso.

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La maggior parte delle volte si ascolta una canzone solo per piacere e ci si ferma solo all’apparente significato esplicito così non si riesce ad arrivare al fulcro del componimento. Questa canzone parla appunto della libertà di parola di fronte ad ogni tipo di Mafia , quella che non ti lascia esprimere e quella che ti fa tacere se non con le buone con le cattive.

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A cosa serve il lavoro di tanti uomini giusti, non corrotti, che credono nella legge, che rischiano quotidianamente la vita per garantire alla giustizia i responsabili di gravi, gravissimi reati come stragi e atti terroristici se poi la Corte Europea dei diritti dell’uomo e ora la Corte Costituzionale uccidono l’ergastolo “ostativo”, cioè quell’ergastolo che, introdotto dopo il 1992, impedisce la concessione di benefici a mafiosi, purché dimostrino il loro volontario percorso rieducativo?

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Ho scelto questa celebre frase di Giovanni Falcone perchè mi ha colpito subito, mi ha fatto riflettere su quanta differenza possa fare la voce di una persona, perché si, chi parla a testa alta, dicendo tutto quello che pensa, facendo commenti e magari anche critiche, poi può morire “in pace con sè stesso”, mentre chi ignora quello che succede tutti i giorni, chi abbassa la testa e sta in silenzio è complice, anche senza volerlo, del “male” a cui non sta dando peso.

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Questo dipinto è stato realizzato da Gaspare Mutolo, un uomo che mi ha incuriosito molto per le decisioni che ha preso nella propria vita. Per anni è stato un mafioso a fianco di Totò Riina e nel 1982 dopo l’arresto, grazie al compagno di cella (l’ergastolano Mungo)iniziò ad apprezzare l’arte e a vedere il mondo da un’altra prospettiva, attraverso colori e pennelli. Per questo nel 1991 decise ci convertirsi e collaborare con la giustizia. Pur non essendo una bella persona secondo me dobbiamo apprezzare il coraggio che ha avuto a cambiare “strada”.

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Parla di una ragazza di nome Lea Garofalo, sposata con un boss mafioso(Carlo Cosco). Dopo un periodo hanno un figlio ma, alla sua nascita, Lea decide di andarsene di casa per far crescere il figlio in un modo migliore e per dargli il buon esempio. In tutto ciò Carlo non era per niente d’accordo e quindi progetta l’omicidio di sua moglie incastrando sia lei che sua figlia.

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Cercando sul web delle immagini sulla mafia nel mondo ne ho trovata una che avevo usato per una relazione alle medie e che mi aveva colpito particolarmente. Si tratta di un atlante in cui in varie parti del mondo sono illustrati i vari tipi di mafia. Cliccando su il sito dal quale proviene la foto ho trovato un articolo molto interessante e completo sulla mafia.

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Ho trovato questo articolo cercando la Mafia in Val Bormida e sono rimasta molto stupita di questa notizia, perché non avendo mai sentito parlare di questa storia, non sapevo che ci fosse un boss Mafioso che sta in clinica a Cairo Montenotte.

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Alcuni anni fa mi è capitato quasi per caso di avere tra le mani il libro “Volevo nascere vento”, la storia vera di Rita Atria, una ragazza cresciuta respirando l’aria di mafia nell’ambiente familiare e fuori. Il padre Vito era un importante esponente della mafia siciliana, conosciuto come il “dottore”, a cui tutti si inchinavano o chiedevano favori, ucciso da Cosa Nostra. Il fratello Nicola seguendo le orme del padre cerca vendetta, ma trova invece anche lui la morte. Dopo questi eventi Rita e la cognata Piera trovano il coraggio di denunciare alla giustizia gli intrighi mafiosi vissuti, accettando il programma di protezione e dando inizio ad una collaborazione con Paolo Borsellino.

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