Più di mille morti. Questo il triste dato inerente alle vittime innocenti di mafia in Italia. Venti volte le vittime italiane in Afghanistan. Trentadue volte le vittime italiane cadute in missione in Iraq. Ma a fare maggiormente effetto è il “motto”, il comandamento aureo della legge criminale: “Donne e bambini non si toccano”. Un paradosso, un dogma che vale di fatto soltanto a parole. Una frase che, più che valida in quanto tale, sembra valere più come comandamento affinché un uomo di mafia possa definirsi “d’onore”. Cosa Nostra è l’organizzazione che ha ucciso più innocenti: 445.  È in Sicilia la prima strage con il coinvolgimento della mafia. Il primo maggio 1947 a Portella della Ginestra, località incastonata tra i monti che circondano Palermo, muoiono undici persone sotto i colpi del mitra di Salvatore Giuliano, il bandito separatista che sparò sulla folla riunita per commemorare la Festa dei Lavoratori, ripristinata dopo il fascismo.

La violenza mafiosa non riguarda però solo le cosche isolane. Se fino al 1992 la Sicilia detiene il triste primato, dopo le stragi dei giudici Falcone e Borsellino il numero di vittime cala in modo netto: solo il 15 per cento degli omicidi di Cosa Nostra è stato commesso dopo questa data spartiacque. Un fatto che rende evidente il cambio di strategia dell’organizzazione dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio.

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