C’era una volta un codice d’ “onore” che segnava, talora anche con un giuramento, l’adesione alla criminalità organizzata di stampo mafioso. Un codice che imponeva il rispetto di determinati valori e principi riconosciuti come indispensabili per guadagnarsi il consenso della comunità che si pretendeva di governare; certamente un ossequio di facciata, un “inchino” finalizzato solo al consolidamento dell’egemonia della consorteria mafiosa, del “sistema”; ma pur sempre un “codice” da rispettare e da far rispettare e che, in quanto tale, contribuiva a tracciare i contenuti di un’identità forte –o almeno percepita come tale-, che esercitava un’indubbia forza attrattiva, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni.
Ebbene, quel codice non c’è più. A Caivano ne è stata certificata la morte.

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