Rosalia Pipitone, detta Lia, era una giovane donna coraggiosa che si ribellava alle regole della sua famiglia mafiosa. Non voleva sottostare al controllo totale che suo padre, Antonio Pipitone, boss dell’Acquasanta di Palermo, e l’intera organizzazione esercitavano sulla sua vita. Lia è stata uccisa con il consenso del padre perché aveva mantenuto una relazione extraconiugale, violando in questo modo l’onore della famiglia, secondo le regole di Cosa Nostra. Solo dopo molti anni, grazie alle dichiarazioni di alcuni pentiti della mafia, è finalmente emersa la verità sulla sua morte.
La storia di Lia Pipitone mi ha fatto provare una profonda tristezza e un forte senso di ingiustizia, ma anche una grande ammirazione per il suo coraggio. Se fossi stata al suo posto, non credo che avrei avuto la sua forza. Una cosa che mi ha colpito profondamente, e che mi ha fatto soffrire molto, è stato quando suo padre ha dato l’ordine di ucciderla. Come può un padre arrivare a tanto? Credo che si dovrebbe parlare di più della storia di Lia e di tutte le vittime innocenti della mafia.
