In Puglia, sono circa 40.000 le braccianti agricole vittime del caporalato, mentre il fenomeno coinvolge circa 400.000 lavoratrici e lavoratori in tutta Italia. Questo sistema di sfruttamento, profondamente radicato nelle aree rurali, non risparmia nemmeno gli immigrati, che nei campi lavorano in condizioni disumane per salari da fame, spesso non superiori a 2 euro l’ora. La situazione è aggravata dalla stretta connessione tra il caporalato e la criminalità organizzata, una realtà più volte documentata e oggetto di interventi da parte delle forze dell’ordine e della magistratura.
Maria, bracciante agricola da oltre 40 anni, racconta come avviene lo sfruttamento nei campi: turni massacranti che iniziano prima dell’alba, sotto la sorveglianza dei caporali, intermediari senza scrupoli che impongono condizioni di lavoro precarie e violente. Le donne, in particolare, sono spesso vittime di abusi psicologici, sessuali e ricatti economici, costrette ad accettare qualsiasi richiesta pur di mantenere il proprio lavoro. “Non ci sono tutele né diritti: se ti opponi, sei fuori,” spiega Maria, descrivendo una quotidianità fatta di fatica e paura.
Questo sistema, alimentato dalla richiesta di manodopera a basso costo, rappresenta una piaga che danneggia non solo i lavoratori, ma l’intero tessuto sociale ed economico, perpetuando dinamiche di ingiustizia e sfruttamento.