Dare una risposta a questa domanda non è facile e dipende da come si intende il concetto di “onore” in relazione alle organizzazioni criminali. Sebbene le mafie, come la Cosa Nostra siciliana, la ‘Ndrangheta calabrese, la Camorra napoletana e altre, siano caratterizzate da una struttura gerarchica e da regole interne che disciplinano le azioni dei membri, è importante comprendere che questo “codice d’onore” è molto diverso da quello che si potrebbe considerare un codice morale o etico nel senso tradizionale. Da un lato, all’interno delle mafie esistono delle leggi non scritte che i membri sono tenuti a seguire, e che possono riguardare, ad esempio, la lealtà verso l’organizzazione, il rispetto per la famiglia e il silenzio riguardo agli affari interni (il cosiddetto “omertà”). Vi è anche un rispetto per i rituali e le tradizioni, che conferiscono prestigio e autorità a chi li osserva con rigore. In questo senso, si potrebbe parlare di un “codice d’onore” interno che garantisce la coesione e la disciplina all’interno del gruppo. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che questo “onore” non ha nulla a che vedere con la moralità o con il rispetto dei diritti umani. Le mafie, infatti, operano nel contesto della criminalità organizzata, il loro fine è il profitto illecito attraverso attività come il traffico di droga, l’estorsione, l’usura, il traffico di armi e il riciclaggio di denaro. L’onore di cui parlano le mafie non riguarda la giustizia o il rispetto delle leggi dello Stato, ma è un concetto funzionale alla loro sopravvivenza e al consolidamento del potere all’interno dell’organizzazione.

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