L’art. 4 della Costituzione si occupa di sottolineare l’importanza del diritto al lavoro come garante della dignità e dell’autonomia della persona umana. Il lavoro è una fonte di reddito che consente ai lavoratori di vivere in modo dignitoso e di provvedere al proprio sostentamento e a quello dei propri familiari.
Partendo da questa semplice definizione, si può dire con certezza che le mafie non diano lavoro, in quanto, le condizioni e la paga non sono mai favorevoli per i lavoratori e raramente è possibile uscire da queste situazioni che spesso coinvolgono minacce e violenza.
Il reato di caporalato, ossia lo sfruttamento dei lavoratori, può verificarsi ovunque e in tutti i settori, ma è presente specialmente nel settore agricolo in sud Italie, dove molti migranti, privi di contratto, rischiano la vita a causa delle estenuanti giornate lavorative.
Le aziende che attuano queste tecniche danneggiano sia l’economia del paese, perché non pagando tasse e offrendo salari mediocri, sono in grado di vendere i prodotti a prezzi molto più bassi rispetto a imprese in regola, sia l’ambiente, poiché fanno un uso improprio delle risorse del territorio.
Un altro argomento molto delicato è quello della prostituzione minorile: le mafie, infatti, reclutano ragazzine provenienti da famiglie disfunzionali, contesti sociali difficili o con vulnerabilità a causa dell’età, della necessità di denaro e così via e,
attraverso false promesse di una vita migliore, riescono ad esercitare controllo su di esse, coinvolgendole così in questi schemi, privandole totalmente della loro autonomia e diritti e arrecando loro profondi danni fisici e psicologici.