Le mafie, purtroppo, riescono a inserirsi nel tessuto economico e sociale fornendo lavoro, ma questo avviene in modo distorto e illegale. Offrono opportunità di impiego in settori come l’edilizia, l’agricoltura, il commercio o nei mercati neri, spesso sfruttando lavoratori con salari bassi e senza tutele.Questo “lavoro” però non crea sviluppo economico sano: serve a mantenere il controllo del territorio, favorire il consenso sociale e riciclare denaro sporco. Le mafie approfittano della mancanza di opportunità legali, specialmente in contesti di crisi economica o nelle aree più disagiate, per attrarre persone che non vedono alternative.Alla fine, il lavoro fornito dalla mafia non aiuta il progresso della società, ma alimenta il sottosviluppo, la corruzione e l’illegalità, danneggiando l’economia e i diritti delle persone. Le mafie forniscono lavoro, ma lo fanno in modo illegale e sfruttatore, approfittando di situazioni di disagio economico e sociale. Creano posti di lavoro principalmente in settori come edilizia, agricoltura, gestione dei rifiuti, traffico di droga e mercato nero. Tuttavia, questo tipo di occupazione non rispetta le leggi, non garantisce diritti e sicurezza ai lavoratori e contribuisce alla perpetuazione del controllo criminale sul territorio.In molti casi, le mafie “sostituiscono” lo Stato laddove esso è assente, offrendo impieghi o aiuti economici, ma sempre a un costo elevato: la sottomissione alle regole mafiose e il perpetuarsi di un sistema che blocca lo sviluppo economico legale.In sintesi, sebbene diano lavoro, le mafie non creano ricchezza duratura né benessere collettivo, ma alimentano un circolo vizioso di povertà, illegalità e dipendenza economica.