IN AGRICOLTURA CI SONO INFILTRAZIONI MAFIOSE OVUNQUE, NON SOLO AL SUD. I PERICOLI MAGGIORI SONO TRUFFE AI DANNI DELLO STATO, TRATTA DEI CLANDESTINI E TRAFFICI DI ARMI E DROGA”. COSI’ IL DIRETTORE DIA, GIRONE, IN COMMISSIONE AGRICOLTURA DELLA CAMERA.
La criminalità organizzata, come emerso dai dati elaborati dalla Coldiretti, sottrarrebbe 7,5 miliardi di euro agli imprenditori agricoli con furti di animali, di macchine, incendi, e per l’imposizione del pizzo. Laddove, la Cia (Confederazione Italiana Agricoltori), nel suo terzo rapporto sulla criminalità MAFIOSA in agricoltura, ha rilevato che ci sono più di 150 reati al giorno connessi al fenomeno agroalimentare e che tra i reati più frequenti ci sono l’abigeato in tutte le regioni con maggiore incidenza del fenomeno mafioso, il danneggiamento e il furto di macchine e attrezzature agricole, oltre alla macellazione clandestina con un picco preoccupante in Puglia. Rappresentano il 10% dell’intera economia mafiosa, con un fatturato di 15,6 miliardi di euro su 150 miliardi di fatturato complessivo annuo delle mafie (70 miliardi è il guadagno)Esiste un ‘cartello mafioso’ che condiziona tutta la filiera dalla produzione al reclutamento di manodopera, alla logistica alla piccola, media e grande distribuzione commerciale. Il lavoro nero agricolo esiste dalla Sicilia alle Alpi, ma incide con percentuali differenti: 90% al Sud, 50% al Centro e 30% al Nord. La modifica dell’articolo 603 del codice penale, con l’introduzione del reato di caporalato, dopo lo sciopero dei braccianti di Nardo e la mobilitazione della Cgil ‘Stop Caporalato‘, “rischia di essere poca cosa rispetto alla dimensione del fenomeno”.