La mia risposta alla domanda “le mafie danno lavoro” è: purtroppo sì, nel senso che non offrono una buona occupazione, ma sfruttano persone in difficoltà per alimentare a basso costo i propri affari illeciti al di fuori delle leggi e delle norme contrattuali. Tanti immigrati o giovani in condizioni di disagio cedono infatti al ricatto della criminalità organizzata e, per pochi euro al giorno, accettano di partecipare ad attività illegali come lo spaccio di droga. È così che nasce anche il lavoro nero nei cantieri edili, nel turismo e nei campi. Mi sono concentrata sul fenomeno delle agromafie perché, passando in macchina, ho spesso visto nelle campagne ragazzi di colore raccogliere casse di frutta e verdura a testa bassa sotto il sole cocente. Solo leggendo articoli sul “caporalato”, però, ho compreso il dramma di questi poveretti che, senza documenti e senza soldi, non hanno alternative e vengono manovrati dagli imprenditori in accordo con i mafiosi, che insieme, per convenienza reciproca, fanno funzionare questo circuito di illegalità. Ho anche acquisito la consapevolezza che solo la conoscenza, gli strumenti legislativi, controlli più frequenti e diffusi, oltre al coraggio della gente di non far finta di non sapere e non vedere, potranno scardinare questo vergognoso mercato, che mi ricorda tanto la schiavitù che ho studiato sui libri di storia e che pensavo fosse tramontata secoli fa.

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