Le mafie comunicano, ma non nel senso tradizionale. Utilizzano codici segreti, linguaggi criptati e strategie di intimidazione per mantenere il controllo e diffondere il terrore. Ma la loro comunicazione non si limita solo agli affari interni: essa si estende anche alla società, soprattutto attraverso il filtro dei media. I media contribuiscono a costruire un immaginario collettivo della mafia, spesso enfatizzando il lato violento e misterioso di queste organizzazioni. Film, serie TV e notizie tendono a rappresentare la mafia come un’entità quasi mitica, lontana dalla realtà quotidiana ma intrinsecamente affascinante. Questo fascino nasce da una combinazione di paura e curiosità, che alimenta la nostra percezione della mafia come qualcosa di misterioso, potente e, talvolta, romantico. In effetti, il nostro immaginario collettivo è spesso più attratto dalla figura del “padrino” che dalla durezza della realtà mafiosa, fatta di crimini, dolore e morte. Ma questo modo di raccontare le mafie non fa che nascondere la loro vera natura: una rete di potere che prospera su sfruttamento e illegalità.

Guarda gli altri contenuti di Luigi Ba