In questo articolo mi ha colpito la storia di un bambino innocente, Giuseppe Di Matteo, di cui l’unica colpa è stata avere un padre che facesse parte di un’organizzazione mafiosa e che poi si è pentito.
C’era un tempo in cui si credeva che la mafia non toccasse donne e bambini per rispettare un codice d’onore, ma così non è stato. Questo mi fa pensare che nella mafia è più importante regolare i conti che avere sensibilità o sentimento. La mafia è già crudele di suo ma i media contribuiscono ad arricchire le informazioni per attirare maggiormente l’attenzione. Il bravo giornalista deve avere l’esclusiva e una fonte attendibile.
Lo stesso Messina Denaro, il boss menzionato nell’articolo, avevo detto che i giornalisti erano disonesti. Molti giornalisti sono morti poiché troppo provocatori nei confronti di alcuni mafiosi.
Oggi grazie ai social, film, serie tv e documentari abbiamo una visione più realistica delle organizzazioni mafiose dove non sono i malavitosi a comunicare ma è la stessa mafia a stare al centro della comunicazione; ed è proprio su un canale social che ho trovato l’articolo cioè fanpage.it scegliendo come parole chiave: acido, sequestro, organizzazioni.
Non mi interessa approfondire l’ argomento perché la mafia spaventa, uccide e non ha pietà di nessuno neanche di un ragazzo di 12 anni, mio coetaneo.

Guarda il contenuto
Guarda gli altri contenuti di Arianna La