Le mafie sono gruppi criminali organizzati che comunicano sia tra di loro per gestire i loro affari, sia verso l’esterno, per fare pressione o lanciare messaggi di potere. Non è solo violenza fisica: usano simboli, gesti e a volte perfino il silenzio per farsi capire.
Quello che sappiamo sulle mafie arriva soprattutto da indagini della polizia, processi, dichiarazioni di pentiti e documentari o libri, ma anche dai media. Il problema è che spesso i media tendono a semplificare o a fare uno show, trasformando i mafiosi in personaggi quasi affascinanti. La maggior parte delle informazioni che so proviene dal film girato su Matteo Messina Denaro che mi ha fatto capire come funzionano queste criminalità organizzate.
E qui sta il punto: i film, le serie TV e i giornali contribuiscono a creare un’immagine delle mafie che a volte sembra più fiction che realtà. Questo porta molte persone a provare una specie di attrazione, come se fossero affascinate dal potere e dalla ribellione che le mafie rappresentano, senza capire quanto siano distruttive nella vita reale.
Gli stereotipi più comuni? Il boss che comanda tutti, l’idea che abbiano un “codice d’onore”, la famiglia che protegge i suoi membri a ogni costo, e la vendetta vista quasi come una questione di giustizia. Sono immagini che funzionano nei film, ma che nascondono la violenza e il controllo che le mafie esercitano davvero.