Giovanni Brusca è un mafioso e collaboratore di giustizia italiano, in passato membro di Cosa Nostra. Nell’organizzazione ha ricoperto il ruolo di capomandamento di San Giuseppe Jato fino al 20 maggio 1996, giorno in cui è stato arrestato insieme al fratello Enzo. Dopo aver collaborato con la giustizia e aver scontato 25 anni di reclusione, il 31 maggio 2021 è stato scarcerato.
All’età di 18 anni, Brusca commise il primo di una lunga serie di omicidi. Secondo quanto dichiarò in seguito, uccise un certo Riolo, senza nemmeno sapere perché era stato deciso di eliminarlo. L’anno successivo, invece, partecipò insieme a suo zio e a Leoluca Bagarella all’omicidio di un uomo colpevole di aver rubato più volte nel suo paese. Brusca entrò a far parte ufficialmente di Cosa Nostra nel maggio 1976. Alla sua iniziazione parteciparono diversi uomini d’onore, tra cui il padre, gli zii, Salvatore Riina e Leoluca Bagarella.
Durante la Seconda guerra di Mafia, il mandamento di San Giuseppe Jato si dimostrò uno delle più fedeli a Salvatore Riina. In questo periodo, Brusca si rese responsabile di numerosi omicidi, arrivando a uccidere in un solo giorno una dozzina di nemici, che furono strangolati e sciolti nell’acido.
Nel 1999, Brusca venne intervistato dal giornalista Saverio Lodato, che in seguito ai colloqui avuti con il mafioso pubblicò il libro “Ho ucciso Giovanni Falcone”. Oltre a informazioni biografiche, nelle pagine del volume è possibile trovare le dichiarazioni di Brusca riguardo la storia di Cosa Nostra, la Seconda guerra di Mafia e l’ascesa al potere di Salvatore Riina, l’assassinio del piccolo Giuseppe Di Matteo e la preparazione della Strage di Capaci.
Ho scelto di trovare informazioni su Giovanni Brusca perché la sua storia è molto interessante. Mentre leggevo la storia, ho provato tristezza per il ragazzino di 12 anni, Giuseppe Di Matteo, ma allo stesso tempo rabbia perché il ragazzino è stato ucciso ingiustamente.

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