Le mafie, in senso stretto, non “danno lavoro” in maniera positiva o legittima, ma spesso creano un’economia illegale o parallela che sfrutta il bisogno di occupazione in contesti caratterizzati da debolezza dello Stato e carenza di opportunità lavorative.
Come “danno lavoro” le mafie?
1. Settori illegali: Attività come traffico di droga, estorsioni, contrabbando e riciclaggio di denaro coinvolgono molte persone. Questi lavori, però, sono altamente rischiosi, non tutelati e profondamente dannosi per la società.
2. Controllo del territorio: In alcune zone, le mafie infiltrano il settore legale, ad esempio tramite appalti pubblici, edilizia, agricoltura o commercio. Qui, possono offrire occupazione come operai, braccianti o addetti, ma spesso in condizioni di sfruttamento.
3. Clientelismo e assistenzialismo: Le mafie si presentano come “alternativa” allo Stato, offrendo aiuti economici o piccole opportunità lavorative in cambio di fedeltà o silenzio.
Perché questa attività è dannosa?
•Sfruttamento: Le persone impiegate in attività mafiose spesso lavorano in condizioni degradanti, senza diritti e sotto la costante minaccia della violenza.
• Blocco dello sviluppo: Le mafie soffocano l’economia legale, impedendo la nascita di imprese sane e competitive.
• Dipendenza: Creano un circolo vizioso dove le comunità diventano dipendenti dall’illegalità per sopravvivere, rafforzando il loro controllo.
L’alternativa: il lavoro legale e la lotta alle mafie
Contrastare le mafie significa investire nello sviluppo economico, nella creazione di posti di lavoro legali e nel rafforzamento delle istituzioni. Solo così si può offrire un’alternativa concreta e dignitosa a chi vive in condizioni di povertà o isolamento sociale.
In sintesi, le mafie non “danno lavoro”, ma sfruttano e aggravano situazioni di disagio sociale. La vera soluzione passa dal rafforzamento dello Stato e dall’investimento in un’economia trasparente e giusta.