Le mafie hanno un codice d’onore?
Una volta si narrava che la Mafia avesse un “codice d’onore”, non uccideva: le donne, i bambini e gli uomini di chiesa, si diceva anche che avesse rispetto per la “famiglia”.
Trascorrono anni, decenni, quasi un secolo e questa leggenda viene tramandata oralmente dai nonni ai nipoti, sino quasi ad arrivare ai giorni nostri, ma un bel giorno esplode una bomba, è il 1985, lì a Pizzolungo muoiono una mamma ed i suoi due gemellini: Barbara Rizzo ed i piccoli Giuseppe e Salvatore Asta. I giornali ci restituiscono tutto l’orrore del modus operandi di una mafia nuova.
Bisogna salvare la leggenda, allora si inizia a dire che non c’è continuità che tutto è cambiato, che i mafiosi di oggi non sono quelli di ieri, che non hanno la stessa indole, la stessa crudeltà, lo stesso sangue, e la stessa discendenza.Ma non è così, MAI è stato così, i mafiosi buoni erano solo falsi profeti di un mondo immaginario, la realtà è stata sempre un’altra, dal 27 dicembre del 1896, quando venne assassinata una ragazza per mano mafiosa, Emanuela Sansone, il che aveva solo 17 anni.
Il 16 maggio, partendo da quel fatidico giorno, riscriveremo la storia della mafia e del suo “codice d’onore”, ricordando alcune delle sue vittime: donne, bambini, sacerdoti, sacrificati sull’altare del silenzio da mano mafiosa, quella stessa mafia buona di cui ci parlavano i nostri nonni.