Le mafie comunicano, ma lo fanno in modo molto particolare. Non usano i mezzi di comunicazione tradizionali come noi, ma si affidano a codici segreti, simboli e messaggi nascosti per non farsi scoprire dalle forze dell’ordine. Inoltre, mantengono una rete di contatti che permette loro di scambiarsi informazioni e mantenere il controllo sul territorio e sugli affari illeciti. Queste forme di comunicazione sono fondamentali per preservare la loro segretezza e il loro potere.
Le informazioni che sappiamo sulla mafia provengono da varie fonti, come indagini condotte dalle forze dell’ordine, dichiarazioni di pentiti, giornali, libri, film e serie TV. Le testimonianze di chi ha vissuto o lavorato a stretto contatto con la mafia sono una delle principali fonti che ci permettono di entrare in contatto con la realtà di queste organizzazioni.
I media hanno un ruolo molto importante nel formare il nostro immaginario della mafia come un fenomeno misterioso, spietato e fuori dal controllo della legge.
Le mafie ci affascinano perché sono misteriose: sono organizzazioni che operano nell’ombra e hanno un grande potere, ma al tempo stesso restano nascoste alla maggior parte delle persone. Ci incuriosisce come funzionano, come riescono a mantenere il controllo senza essere mai completamente scoperte e la loro capacità di imporsi attraverso la paura e la corruzione.
Infine, quando pensiamo alle mafie, ci vengono in mente alcuni stereotipi che fanno parte della nostra immaginazione collettiva. Uno dei più comuni è quello del “boss mafioso”, una figura spesso rappresentata come un uomo potente, elegante e spietato. La mafia è inoltre spesso associata a una struttura gerarchica rigidissima ed è vista come un’entità quasi invincibile, che agisce nell’ombra ma riesce a influenzare ogni aspetto della vita sociale ed economica.

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