Il video che reputo più opportuno per rispondere alla domanda: “le mafie rispettano un codice d’onore?” è questo.
Nel video si vede Roberto Saviano, noto giornalista, scrittore e conduttore televisivo, nonché divulgatore di notizie riguardanti la mafia, intervistare l’ex boss Maurizio Prestieri, oggi collaboratore di giustizia, con l’aiuto del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.
Le parti di questa intervista su cui mi sono focalizzato vanno dal minuto 11.45 al minuto 24.40 e dal minuto 44.35 fino alla fine.
In questi spezzoni di video il boss descrive una delle faide di cui è stato testimone e l’immagine gli occhi della “famiglia” di un collaboratore di giustizia.
Nel pezzo di intervista che va dal minuto 11.45 al minuto 24.40 il boss descrive ciò che passa emotivamente dopo l’assassinio dei suoi fratelli, il riscatto della vendetta, descrive ciò che passano i parenti le vittime di mafia e racconta un omicidio finito con l’uccisione di un innocente. Raccontando la crisi emotiva che passano i parenti delle vittime di mafia, fa una distinzione del “grado di dolore”.
Per quanto riguarda, invece, l’ultimo spezzone dell’intervista, che va dal minuto 44.35 fino alla fine, racconta ciò che vive dopo esser diventato un collaboratore di giustizia, come viene visto dal clan, la sua situazione psicologica e come ha vissuto non appena entrato nel clan.
Mi voglio soffermare sulla sua situazione psicologica in quanto Prestieri afferma di non essersi pentito, lui non si pente di ciò che ha fatto ma bensì è cosciente dei crimini che ha commesso e mostra il suo lato umano, quel lato che prevale raramente rispetto a quello del “mostro”, del camorrista, come affermato da lui.
Sarò sincero, mi ha affascinato questa intervista, ho trovato interessante il modo di vivere e di pensare del camorrista e consiglio la visione ai miei coetanei per poi riconoscere quegli atteggiamenti e quei modi di pensare che utilizziamo tutti i giorni ma che sono riconducibili alla mafia.