Cercando un po’ sul web e su YouTube non ho trovato cose molto interessanti quindi informandomi volevo esprimere la mia idea.
Prima di illustrare le dinamiche di trasmissione dei ruoli e dei valori criminali mafiosi attraverso il percorso educativo, analizzerò quelle che sono state e, per certi versi continuano ad essere, le principali mistificazioni operate artatamente da i mafiosi come Cosa Nostra è ‘Ndrangheta che ne hanno permesso la sopravvivenza e la continuità.
Tali mistificazioni riguardano due importanti dimensioni: quella familiare, ovvero l’idea di famiglia come luogo privilegiato di formazione dell’identità e, all’interno di questo nucleo familiare, il ruolo svolto dalla donna nella veste di madre è dunque colei alla quale è affidata l’educazione dei figli.
La tesi che cercherò di sviluppare è che il ruolo educatrice della madre è strategicamente funzionale alla ripetizione dei rituali, delle norme, delle regole e dei valori attraverso i quali viene assicurata sopravvivenza e continuità all’organizzazione criminale.
Sono diversi gli aspetti dell’istituzione familiare che l’organizzazione mafiosa ha fatto propri, stravolgendone completamente il significato al fine di aumentare il proprio prestigio, la desiderabilità di appartenenza e in ultimo l’esercizio del potere basato da sempre su un controllo delle singole famiglie.
Un elemento di appropriazione è rappresentato da certa terminologia: ad esempio, il gruppo di mafiosi (‘Ndrangheta) è detta “Famiglia”, i membri sono chiamati “fratelli”, al capomafia è assegnato l’appellativo di “mammasantissima”.
Alla mistificazione e manipolazione della famiglia, il suo ruolo, i suoi valori, si aggiunge un altro elemento altrettanto importante e cruciale per la sopravvivenza stessa dell’organizzazione criminale: il ruolo della donna.
La figura femminile all’interno dei gruppi mafiosi,quindi, viene vista come una donna sottomessa, succube, inaffidabile e sopratutto inutile.