Le mafie, soprattutto nelle aree economicamente svantaggiate, offrono una forma di “lavoro” che, pur rispondendo a bisogni immediati, ha conseguenze devastanti per la società. Queste attività sono quasi sempre illegali, come il traffico di droga, l’usura, l’estorsione o il controllo di appalti pubblici. Chi accetta di lavorare per le mafie entra in un sistema basato sullo sfruttamento, sulla violenza e sull’assenza di diritti, contribuendo a perpetuare un circolo vizioso di illegalità e povertà.

Questa dinamica non solo danneggia chi ne è coinvolto, ma compromette anche il tessuto economico e sociale, soffocando l’economia legale e ostacolando lo sviluppo del territorio. Le imprese oneste ne risentono, mentre i giovani vedono ridotte le possibilità di costruirsi un futuro dignitoso.

Contrastare le mafie significa creare alternative valide: investire in istruzione, infrastrutture e opportunità di lavoro legale per garantire una società più giusta e libera dall’illegalità. Io questo non lo chiamerei lavoro.

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