Il video descrive una tragica vicenda che ha suscitato grande indignazione: la morte di Cirò, un bambino di soli tre anni, ucciso dalla mafia, solo per il fatto che si trovava con il nonno pregiudicato.

Questa storia, come molte altre simili, mette in luce la brutalità e l’assenza di qualsiasi principio di umanità da parte dei criminali, che uccidono senza pietà anche i più innocenti.

A parlarne, a LineaGialla, è stato anche Carmine Schiavone, ex potente boss dei Casalesi e ora collaboratore di giustizia. Che in diretta ha raccontato la sua visione della mafia.

La vicenda ha sicuramente scosso le coscienze, suscitando una riflessione sulla violenza che le organizzazioni mafiose sono pronte a scatenare, senza scrupoli, nei confronti di chiunque possa essere considerato un ostacolo o una minaccia, anche se si tratta di un bambino.

Riguardo alla domanda se la mafia abbia mai avuto un “codice d’onore?”, questa è una questione complessa.

La mafia ha rivendicato l’esistenza di un codice che regola il comportamento tra i suoi membri, che include il rispetto per le proprie famiglie e alleanze, e la punizione per chi tradisce o infrange le regole del gruppo.

Tuttavia, questo “codice” è sempre stato relativo alla protezione e alla consolidazione del potere mafioso, senza alcun valore.

La violenza gratuita, come quella subita da Cirò, dimostra che tale codice non ha alcun riguardo per la vita umana, specialmente quando non si tratta di membri della stessa organizzazione.

Il commento che nasce da tutto ciò è che la mafia, pur avendo una sorta di “regolamento” interno, non possiede alcun valore etico che rispetti veramente la dignità della persona e la morte di Cirò mostra la falsità e la crudeltà del “codice d’onore” mafioso.

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