Giovanna Pagliuca, sorella di Genovese Pagliuca, racconta la tragica storia del fratello, ucciso dal clan dei Bidognetti per volere dell’amante del boss, gelosa della fidanzata di Genovese.

La fidanzata fu sequestrata, violentata e drogata, ma riuscì a fuggire. Genovese fu assassinato perché non si voleva che la coppia stesse insieme. La Corte d’Assise e la Cassazione hanno riconosciuto Genovese estraneo a qualsiasi clan, ma non vittima innocente in quanto amico di un uomo legato al clan.

Pertanto Giovanna denuncia un sistema ingiusto che penalizza le vittime innocenti per presunti legami familiari o associativi e critica lo Stato perché si pensa che favorisca i collaboratori di giustizia, trascurando chi ha subito tragedie come la sua famiglia.

Chiede al Parlamento di eliminare l’automatismo che lega parentela e colpa e al Ministero di ascoltare le famiglie per rivedere le norme. Lei è convinta che lo Stato non stia tutelando le vere vittime.

Ho scelto questo video perché offre una prospettiva personale e intima sulla mafia, raccontata da chi ha subito una perdita. È una testimonianza autentica che collega le dinamiche criminali alla sfera delle relazioni affettive, mettendo in luce come la mafia distrugga non solo vite, ma anche legami familiari e sentimentali.

Trovo interessante il modo in cui il video intreccia il tema della violenza mafiosa con quello delle relazioni affettive, mostrando come la mafia colpisca anche i legami d’amore per imporre il proprio controllo.

Il video è strettamente legato al sottotema delle relazioni affettive, famiglia e vittima. Racconta di come il legame sentimentale tra Genovese Pagliuca e la sua fidanzata sia stato considerato una minaccia dal clan, portando a una serie di violenze che hanno distrutto le loro vite e segnato per sempre la famiglia.

Il caso raccontato dimostra che le mafie non rispettano un codice poiché in questo specifico caso hanno ucciso una persona innocente e completamente estranea all’organizzazione

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