Di Matteo, un sacrificio disprezzato
Questo piccolo articolo l’ho scovato tra le mille immagini all’interno dell’enorme colosso informatico che è l’internet. Grazie ad un collage, che ha stuzzicato il mio occhio, riuscì a trovare l’articolo pubblicato dal mensile: Espresso. Il collage raffigura il magistrato Nino di Matteo sconvolto e il critico d’arte Vittorio Sgarbi in preda alla collera. Arrivato alla sorgente dell’immagine, ovvero l’articolo, iniziai ad approfondire il personaggio di Di Matteo. Mi ha particolarmente infastidito la denigrazione da parte di Sgarbi verso il sacrificio di Di Matteo affermando che senza la minaccia del noto boss mafioso, Totò Riina, non sarebbe un eroe, non sarebbe nessuno. Paradossalmente il boss da dietro le sbarre riuscì a marchiare a morte il magistrato [Libertà], invece Di Matteo è rimasto sotto scorta dal 1993 che, per quanto possa essere al sicuro, rimane comunque all’interno di una gabbia invisibile. Rinunciando alla propria libertà [Schiavitù]. molti lo criticano per questo status immeritato, altri sospettano che la sua incolumità, rimasta invariata per quasi 30 anni, lo immaginano all’interno di affari loschi.
Sta di fatto che lui ha compiuto un sacrificio, è un fatto innegabile.
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