“Il caporalato è una delle forme di sfruttamento del lavoro più diffuse e impunite. Si parla di caporalato quando le imprese, soprattutto agricole, si affidano a intermediari (i caporali, appunto) per reclutare braccianti e operai che lavorano a giornata, in nero, senza diritti né tutele. La zona dove questo fatto avviene di più è nel Sud Italia. Su 405 località in cui il caporalato oggi è più diffuso, infatti, poco meno della metà è al sud e nelle isole. La regione più problematica è la Sicilia con 53 aree segnalate, ma al secondo posto c’è il Veneto con 44. Al terzo posto c’è la Puglia con 41. Poi ci sono Lazio e Calabria (39), Emilia (38), Piemonte e Lombardia (20)”.
All’inizio sembra il solito fatto di cronaca di sfruttamento, invece se ci si informa è anche peggio, perché queste attività non sono svolte solamente nel nostro territori, ma anche ad esempio in Francia, Spagna e Germania. La cosa però che è più preoccupante è che questi prodotti magari finiranno nei nostri piatti, ed è impressionante come le mafie sono dei colossi soprattutto nel settore primario.