Il video che ho allegato presenta Barbara Mezzaroma (un’imprenditrice di Ostia) che racconta il suo no alle mafie in un’intervista. E’ stato semplice trovare l’intervista. Ho cercato su Google “persone che hanno rifiutato un lavoro dalla mafia” e il primo sito che mi è comparso parlava di Barbara Mezzaroma e il suo incontro con le mafie. Sono andata su Youtube e ho digitato “Barbara Mezzaroma” e il primo video che mi si è presentato è stato proprio quello che ho voluto presentare.
Siccome il video non spiega tutta la vicenda che è successa, ho fatto qualche ricerca e ho scoperto tante informazioni che ora scriverò.
Barbara è un’imprenditrice della Impreme SpA, nonché sorella di Massimo Mezzaroma (l’ex consigliere delegato dell’azienda) e Valentina Mezzaroma.
L’azienda edile stava per investire milioni di euro in una costruzione molto importante e così la “gente giusta” non perde tempo a proporre un patto all’azienda.
Il capo dei capi di Ostia, così si fa chiamare Roberto de Santis, propone a Barbara la sua protezione in cambio di mezzo milione di euro. E qui entra in atto Paolo Papagni.
Il compagno del boss assicura alla ditta che tutti i lavori con il capo dei capo vanno sempre a segno, cercando così di convincere la donna. Mezzaroma, però, non accetta e denuncia i due mafiosi, ora in carcere e sotto processo per una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Eppure i due uomini avevano promesso di evitare spiacevoli e costosi incidenti durante i lavori, problemi che sarebbero potuti essere risolti grazie alla protezione. Ma come dice nell’intervista Barbara, rispondendo alla domanda dei molti cittadini: “ma perché non pagare il pizzo e finirla lì?” “per me non esiste qualcosa di diverso da fare qualcosa che sia giusto”. De Santis, però, per accreditarsi il ruolo di “protettore”, sfoggia il suo curriculum criminale durante un incontro con Mezzaroma, raccontandole di ciò che è successo a Vito Triassi. “Gli ho sparato e sì, è finita la storia. Ho tante persone a Ostia che mi vogliono bene e posso darle questo punto di riferimento. Inoltre sono quello che ha mandato via la mafia siciliana da Ostia”. La sentenza per Papagni e De Santis è fissata per il 27 febbraio. La Fai, la Federazione delle associazioni antiracket e antiusura Italiane si è costituita parte civile nel processo.
All’inizio non ero molto sicura della risposta, e nemmeno ora ma un’idea me la sono fatta.
Tralasciando il fatto che chi collabora con la mafia non dorme sogni tranquilli, ella dà lavoro, ma in cambio vuole sempre qualcosa. Nel caso di Mezzaroma, la mafia proponeva un accordo in cambio di una cifra elevata. Magari alla prossima persona, disperata o determinata a portare l’azienda in cui lavora al massimo, arrabbiata o confusa, sana o malata, vecchia o giovane che sia, potrebbe anche chiedere la vita in cambio del lavoro.
Il vero problema non è che la mafia propone un posto di lavoro, il problema è che le persone lo accettano, consapevoli del fatto che sia una cosa sbagliata. La mafia secondo me dà lavoro, ma non un lavoro che vale la pena di fare.
Il video lo consiglio alle persone che non hanno ancora chiaro se la mafia sia una “cosa giusta” o “cattiva”, sperando che possano comprendere il perché bisogna rimanere uniti e denunciare, denunciare e ancora denunciare.