Quando si parla di mafia ci si riferisce ad un “codice d’onore”.
Io non credo più a questo perché la storia di Annalisa mi ha permesso di capire che questo codice è stato creato solo per farci credere che la mafia fosse una sorta di “famiglia” vicina alle persone, capace di proteggere i più deboli, come le donne e i bambini. La storia e le storie delle vittime, invece, raccontano un’altra realtà.
Questa è la vicenda di una vittima uccisa dalla Camorra, una ragazzina di 13 anni: il suo nome è Annalisa Durante.
Le persone che in questo video narrano la vicenda di Annalisa sono la giornalista Matilde Andolfo e Don Luigi Merola, il suo parroco, che rivelano come lei già sapesse che non sarebbe vissuta a lungo.
Un sabato sera, Don Luigi e i suoi ragazzi, si trovavano dentro la parrocchia, un modo per tenerli lontano dalla strada. Annalisa parlava con un ragazzo appena conosciuto e fu così che due ragazzi, che appartenevano al clan, le spararono mentre stavano cercando di colpire il boss Salvatore Giuliano. Uno dei proiettili la colpì in testa, portandola in coma con scarse possibilità di sopravvivenza. Pochi giorni dopo Annalisa, a causa delle sue condizioni, morì.
Vorrei approfondire il motivo per cui molti ragazzi della nostra età vengono uccisi, perché è impossibile che TUTTI siano “uccisi per errore”.
Inizio a comprendere che le mafie hanno paura della scuola e dell’istruzione perché l’ignoranza è il “campo fertile” per tutte le mafie, mentre la cultura potrebbe diventare l’antidoto, perciò dobbiamo continuare a parlarne sempre di più.
Più scuola è uguale a meno silenzio e meno mafia.

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