Napoli. 21 marzo 2017.
Durante la manifestazione promossa da Libera per ricordare le vittime delle mafie e delle camorre, Antonio Musella chiede ad alcuni familiari di raccontare le storie dei loro cari.
Tra le tante persone, bandiere gialle di Libera, cartelloni su cui è riportata la scritta “LA MAFIA UCCIDE” si alza la voce di chi conosce il dolore perché ha perso un parente. Una sorella ricorda come ha perso Attilio, purtroppo una storia simile ad altre: il giovane muore nel 2004 per uno scambio di persona durante la faida al quadrivio di Secondigliano.
Dal minuto 0.22 al 1.49 del servizio è possibile ascoltare le testimonianze dirette dei parenti che, assieme al popolo di Libera e delle associazioni che hanno aderito alla manifestazione, chiedono giustizia. Ricostruiscono brevemente come la mafia ha interferito con la loro vita: errori di persona, proiettili vaganti, sparatorie: unico risultato la morte di vittime innocenti e il dolore delle loro famiglie che restano in attesa che lo Stato faccia giustizia.
Mi ha colpito un cartello su cui è stato disegnato un boss e una pistola all’interno di un cartello di divieto, un messaggio chiaro e forte perché se è vero che la mafia uccide, lo fa anche il silenzio.
Per questo è importante dare voce ai familiari perché, come afferma Luigi de Magistris (sindaco di Napoli) le persone uccise per mano della mafia stanno aumentando sempre di più.
Questa ricerca mi ha aiutata a capire che per contrastare le mafie bisogna parlarne, dimostrare quello che la mafia fa ed è, dimostrare che non rispetta nessun codice d’onore, ma che ciò di cui si serve è la violenza che usa anche sugli innocenti.