Nel video che propongo per questo laboratorio, in cui ho voluto approfondire il ruolo delle donne che sono in qualche modo parte o collegate alla mafia per legami familiari, ho scelto questo in cui il giornalista ricostruisce due storie: quella di Lorenza, figlia di Messina Denaro e l’altra di Lucia, figlia di Totò Riina, i due boss che rappresentano l’apice della mafia siciliana.
Le due ragazze sono entrambe figlie di due boss, ma le loro scelte sono completamente diverse, hanno due pensieri completamente opposti.
Lorenza non vuole conoscere suo padre, neanche incontrarlo, in particolare dice che avrebbe convinto la madre a lasciare la casa della nonna paterna a Castelvetrano, dove la famiglia aveva vissuto per decenni.
Giovanna Maggiani Chelli, donna battagliera, madre di una ragazza coinvolta in una strage mafiosa, in questa un servizio di 5 anni fa dichiara che questo gesto possa avere un effetto “deflagrante” (min 1.45 ).
Invece Lucia Riina, in una delle interviste andata in onda in Svizzera afferma che: ”Io sono onorata di chiamarmi così perché questo è il cognome di mio padre, sono dispiaciuta delle vittime ma è il momento di andare avanti”.
Penso che questa frase sia provocatoria e irrispettosa verso le vittime della mafia e le famiglie, inoltre questo video ci fa capire che ogni persona può scegliere il proprio destino, maturare un pensiero diverso da quello della propria famiglia, pensare con la propria testa.
Lucia e Lorenza sono due facce della stessa medaglia, vivono la stessa condizione di figlie dei due boss più ricercati di Cosa Nostra, ma compiono scelte diverse. Una onorata di essere la figlia del Boss, l’altra disonorata al punto di fuggire dal suo paese natale.
Spero che il mio testo contribuisca alle ricerche condotte dagli amici di Schermi in classe.
Buona riflessione.
Le mafie rispettano un codice d’onore?