Ho effettuato la ricerca su Rai Play con le parole chiave “mafia, onore, rispetto” e nel lungo elenco di video risultante ho scelto quello in cui il noto giornalista Enzo Biagi intervista per la prima volta Tommaso Buscetta il 29 marzo 1988.
Tommaso Buscetta è stato il primo grande pentito di mafia che raccontó al giudice Giovanni Falcone i segreti di Cosa Nostra.
Durante l’intervista, peró, lui afferma di non considerarsi un pentito e di non aver mai rinnegato di essere un mafioso, un criminale. Anzi, ci tiene a chiarire che lui, pur collaborando con la giustizia, non è un traditore, perché chi ha tradito le “antiche regole” di Cosa Nostra in realtà sono i componenti della “nuova mafia” (cioè i Corleonesi di Riina), i quali per ottenere il potere non avevano risparmiato sangue e uccisioni di chiunque non fosse dalla loro parte. Buscetta stesso pagò la sua contrarietà a questa “nuova mafia” con la morte di suoi familiari, tra cui due figli, come ricorda Biagi durante l’intervista.
Ma, contrariamente a quanto afferma Buscetta, queste “antiche regole” di Cosa Nostra anche in passato non hanno risparmiato ritorsioni verso familiari dei nemici e non hanno mai impedito delitti verso donne e anche bambini (come, ad esempio, Giuseppe Letizia, ucciso nel 1948 perché aveva visto Luciano Liggio e altri uccidere il sindacalista Placido Rizzotto; Giuseppina Savoca, uccisa nel 1959 in uno scontro tra mafiosi avvenuto per strada: Paolino Riccobono ucciso nel 1963 perché figlio di una famiglia mafiosa).
Con le sue affermazioni, dunque, Tommaso Buscetta, vuole riproporre lo stereotipo della distinzione tra “mafia vecchia” e “mafia nuova”, tra una mafia, per così dire, “buona” e una “cattiva”.
Quelle regole e quel senso di onore cui Buscetta fa riferimento altro non sono che la componente identitaria dell’essere mafioso, di colui che fa parte di Cosa Nostra e che, ritenendo di vivere secondo un determinato codice di principi e regole, pensa di distinguersi dagli altri uomini. Ma la mafia è un’organizzazione criminale e quindi tale codice all’occasione veniva e viene disatteso secondo quel distorto senso dell’onore e del rispetto di chi è convinto che la giustizia si faccia da sé e non secondo le regole dello Stato.