Piera Aiello nel 1985 aveva diciotto anni e fu costretta a sposare Nicola Atria, figlio del mafioso partannese Vito Atria. Vito Atria fu ucciso nove giorni dopo mentre il figlio Nicola Atria fu poi ucciso il 24 giugno 1991, in presenza sua e della figlia di tre anni. A seguito di quest’evento, Piera Aiello decise di denunciare i due assassini del marito e iniziò a collaborare con la polizia e la magistratura, unita alla cognata Rita Atria, con il giudice Paolo Borsellino. Da allora ha vissuto con un’altra identità, fino alle elezioni del 2018.
Il racconto dell’ esperienza personale di Piera Aiello, ci fa riflettere sul ruolo della donna all’interno delle organizzazioni mafiose, tema di grande attualità.
Il ruolo della donna nella mafia,accompagnati da esempi di storie vere, ci rivela come la condizione delle donne all’interno del sistema mafioso oscilli tra complicità, responsabilità e vittimizzazione intesa come sfruttamento.

Più in generale lo stereotipo della donna come sottomessa, succube, inaffidabile, alla quale è precluso l’ingresso formale nell’organizzazione, è stato volutamente veicolato all’esterno per convenienza dell’organizzazione da parte delle stesse donne non per debolezza ma per condivisione degli scopi o per complicità. Alle donne è stata negata un’identità autonoma, essendo conosciute e riconosciute unicamente come “la moglie”, la sorella”, la figlia”, del boss, del mafioso, ma questa posizione legata all’uomo ne rappresenta in realtà la forza e l’indipendenza: la sua presenza, infatti, è fondamentale per il mantenimento dell’organizzazione mafiosa grazie alla sua capacità riproduttiva ed educativa. Le donne hanno tradizionalmente svolto delle funzioni attive che hanno contribuito a rafforzare il potere delle organizzazioni criminali mafiose. Il ruolo fondamentale per la conservazione e la trasmissione dei valori di Cosa Nostra, ad esempio, è quello di educare alle regole dell’organizzazione e soprattutto al loro rispetto. Alla donna, in quanto madre, è affidato questo compito di trasmettere e consolidare i valori mafiosi ai figli.

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