Santino Di Matteo è il primo pentito di mafia ad aver raccontato la strage di Capaci.
Per metterlo a tacere, Totò Riina e Giovanni Brusca sciolsero nell’acido suo figlio Giuseppe. Dopo 23 anni di carcere, la Corte di Cassazione ha negato i domiciliari per Brusca nonostante il parere favorevole della Procura Antimafia.
«Dopo il pentimento di Brusca – continua Di Matteo – incontrai la moglie con il figlio e bloccai l’altro mio figlio, Nicola, che voleva vendicarsi».
Perché sappiamo bene, dalle varie testimonianze, che non è mai una buona idea mettersi al pari di un boss.
Di Matteo e Brusca hanno ucciso assieme, ma Di Matteo afferma di aver chiesto sempre perdono alle vittime e ai loro familiari, però non crede affatto al pentimento di Brusca e afferma ancora di non voler mai accettare il suo perdono.
Tutto questo perché per la mafia chi non ha dei valori morali e sentimentali nei confronti della stessa e chi agisce da traditore, non è degno di far parte di essa e viene inflitto dolore alle persone più care al cosiddetto “traditore”.
Sì, le mafie devono rispettare il loro codice d’onore.

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