In questa intervista all’esperto Leonardo Palmisano viene affrontato il tema del caporalato in Italia e della sua stretta correlazione con la criminalità organizzata. Innanzitutto va detto che lo sfruttamento dei lavoratori riguarda molti ambiti, dal tessile all’edilizia, ma il più esteso e più redditizio è certamente quello dell’agroalimentare. A venire sfruttati per il lavoro nei campi sono soprattutto immigrati, all’interno di una struttura fortemente gerarchizzata anche tra “persone dello stesso colore”. Al vertice più alto c’è il boss, il caporale, al comando di una sezione “italiana” di commercialisti, avvocati ecc.. che organizzano tutto l’apparato legale e finanziario e spesso sono in contatto con la criminalità organizzata. In fondo, invece, i braccianti sono anch’essi divisi per importanza, con una figura di “capo nero” che fa da tramite per trovare i lavoratori tra gli immigrati.
La grande potenza di questo sistema sta proprio nel fatto che sfruttando con la violenza e con intimazioni lavoratori, a cui viene dato un alloggio e una falsa speranza di potersi fare una vita, il caporalato permette di offrire al mercato prodotti a prezzi bassissimi, rendendo difficile la concorrenza a chi usa metodi leciti.
Il problema viene in particolare evidenziato nel video a partire dal minuto 22:08, mettendo in luce il fatto che sono sì stati presi provvedimenti contro il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento, ma sono molto recenti e molto scarsi: la legge 199 del 2016 è stata promulgata proprio per questo scopo, ma è difficile arginare il problema se i controlli sono pochi e se non si prova a combatterlo alla radice. Per fortuna, anche se l’intervento dello stato è scarso, esistono delle associazioni autonome che combattono per i diritti dei lavoratori sfruttati, come NO CAP e GHETTO OUT.

Per trovare il video ho usato le parole chiave “mafia”, “caporalato” e “violenza” su YouTube.

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