L’operazione aEMILIA è un’indagine sulla mafia ‘Ndrangheta che si è sviluppata nel territorio Emiliano che si è conclusa con un Maxi Processo, il piu’ grande del Nord Italia.
Nel 1982 Antonio Dragone, un boss mafioso della Ndrangheta originario di Cutro, venne mandato in soggiorno obbligato a Montecavolo una frazione di Quattro Castella, paese in provincia di Reggio Emilia. Il soggiorno obbligato era un provvedimento giudiziario utilizzato nei confronti dei capimafia con lo scopo di interrompere i rapporti tra il boss e il suo clan nel territorio di origine. In realtà il boss mafioso continuò a gestire la propria attività estendendo la propria influenza anche in questi nuovi territori Reggio Emilia, Piacenza ,Parma sino ad arrivare a Cremona. Dragoni fece arrivare in alcuni comuni della Bassa Reggiana i suoi famigliari e un gruppo di uomini fidati, con le rispettive famiglie.
Si misero a disposizione del boss, anche giovani calabresi che si erano trasferiti in Emilia Romagna ed in breve tempo si creò una filiale del clan ‘ndranghetista originario di Cutro. Tra il 1999 e il 2004 cominciò una faida per il potere tra i Dragone e la famiglia Grande Aracri capeggiati da Nicolino, che per anni aveva venduto droga per conto dei Dragoni.
Dragone venne ucciso nel 2004 a Crotone appena uscito dal carcere.
I Grande Aracri avevano vinto la guerra e dominavano in Emilia Romagna, limitando le azioni violente tenendo un profilo ben diverso da quello utilizzato in Calabria, nuovi metodi piu’ leggeri verso gli imprenditori. Le attività riguardavano soprattutto il settore edilizio, nella gestione dello smaltimento dei rifiuti edili, nel settore dei trasporti, I mafiosi si accaparrarono tutti i lavori legati al terremoto del 2012 avvenuto in Emilia considerandola come un’ opportunità di affari e un modo per infiltrarsi nelle istituzioni pubbliche.
IN CHE MODO AGIVA LA MAFIA IN EMILIA ROMAGNA?
Gli interessi dei mafiosi erano quelli di stringere rapporti con imprenditori importanti, politici, giornalisti, forze dell’ordine, istituzioni, inserendosi completamente e mettendo le proprie radici nell’economia e nelle imprese emiliane.
Utilizzano il terremoto del 2012 come opportunità per creare un business. I lavori collegati alla ricostruzione post-sisma permettono tramite l’acquisizione di appalti pubblici e privati di investire e reimpiegare il denaro illecito della cosca mafiosa. Il tutto stringendo patti con politici in cambio di voti per rafforzare la presenza dell’associazione sul territorio, come per le elezioni amministrative di alcuni comuni come Brescello (sarà il primo comune in Emilia Romagna sciolto per mafia).
Un altro interesse era quello di avere un facile accesso alla Questura di Reggio Emila, venivano organizzate feste e cena con brigadieri, ispettori, commissari, marescialli che avrebbero ottenuto favori in cambio di informazioni a indagini e accertamenti nei loro confronti.
a gennaio 2015 EBBE INZIO UN ‘INDAGINE CHIAMATA L’operazione ameilia per affrontare il problema mafia in Emilia Romagna che si concluse nel marzo 2016 con l’arresto di 160 persone in Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Calabria e Sicilia con accusa di estorsione, usura, porto e detenzione illegali di armi, associazione di tipo mafioso, falsa intestazione di beni, riciclaggio di capitali di illecita provenienza , emissione di fatture false per operazioni inesistenti .
Nel processo Aemilia sono stati coinvolti anche persone insospettabili con imprenditori, politici , giornalisti.
Una sentenza che conferma che la ‘ndrangheta emiliana e’ una realtà criminale che ha agito in modo autonomo e si è radicata profondamente nel territorio.
Nel 2018 si ebbe la sentenza di secondo grado e Nicolino Grande fu condannato all’ergastolo e al carcere duro 41 bis.
Contemporaneamente ad AEmilia scattano due operazioni: Kyterion in Calabria e Pesci in Lombardia.
Da AEmilia partono nuove indagini: Aemilia ’92, Aemilia Bis, Aemilia ter che portano alla luce nuovi illeciti mafiosi ed altri arresti.