Questo video di qualche anno fa mostra un’iniziativa di un Liceo di Riccione, i cui studenti e professori sono andati a visitare dei beni confiscati alla mafia sul territorio provinciale. Come infatti viene indicato, le mafie sono ben presenti nel territorio romagnolo, nel settore agricolo, edile ma soprattutto turistico e dell’intrattenimento.
Infatti molti dei beni confiscati alla mafia in Riviera appartengono a questo settore: hotel, discoteche, ristoranti e centri scommesse.
Ecco uno di questi immobili visti più da vicino:
-Bellaria Igea Marina: nel 2012 il Tribunale di Cosenza ha confiscato il Ristorante degli Artisti, facente parte del patrimonio del cosentino Agostino Briguori, secondo i magistrati calabresi personaggio di spicco della cosca della ’ndrangheta dei Muto. Dalle indagini è emerso che il ristorante era stato acquistato grazie a proventi derivanti da estorsione e usura.
Questo breve video evidenzia due elementi importanti: come la mafia sia radicata nel territorio che ci circonda e continui ad essere attiva, inoltre mostra come i beni confiscati alla mafia possono avere una “nuova vita”. Questi spazi che prima erano un’occasione di riciclaggio di denaro e di affari mafiosi, possono essere, come vediamo in questo video, riutilizzati come luogo di incontro e di informazione. Sono quindi un forte strumento contro la mafia se sfruttati correttamente.
Un esempio di rinnovamento di bene confiscato è quello che vediamo nel video. La Yellow Factory è un ex-nightclub sequestrato alla mafia, trasformato in un centro di incontri culturali.
Dall’altra parte però, bisogna fare attenzione che i beni confiscati non vengano trascurati e ritornino nelle mani della malavita, come spesso accade.
L’uomo che vediamo intervistato nel video è Patrick Wild, un avvocato riminese che lavora con l’osservatorio per la legalità di Rimini ed è inoltre fondatore del GAP, gruppo antimafia Pio La Torre (La Torre fu un politico e sindacalista italiano che si impegnò conto Cosa Nostra e venne ucciso dalla mafia).
Patrick Wild, parlando della confisca dei beni nel riminese, sostiene che: “È un quadro complesso. L’iter per arrivare al riutilizzo di un bene confiscato è piuttosto lungo, e sostanzialmente questi ultimi anni hanno visto andare avanti queste procedure, anche se a piccoli passi. Una complessità burocratica che ancora non ha portato a uno sblocco definitivo dei beni. Difficile, dunque, rispondere: in termini generali possiamo dire che dal punto di vista del riutilizzo dei beni confiscati la provincia di Rimini è ancora abbastanza indietro rispetto, ad esempio, ad altre province limitrofe della Romagna”.