“Accanto ai propri uomini, ai figli, ai fratelli, le donne d’onore mantengono la fedeltà al clan e alla famiglia, una dedizione che non deve essere mai sottratta, eppure nel tempo, il ruolo di queste donne è cambiato. Alcune di loro hanno avuto un impulso di ribellione verso quelle leggi criminali, altre al contrario, ne sono totalmente devote.”
Ho scelto questo video perché volevo approfondire il ruolo delle donne all’interno di un clan mafioso. In questo video, l’ex Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso descrive i ruoli e i compiti delle donne all’interno di Cosa Nostra.
Normalmente quando si parla di Mafia, si pensa erroneamente che l’organizzazione criminale sia composta solo da uomini, ma in realtà anche il ruolo della donna all’interno di un clan mafioso è importante. Nel codice d’onore di Cosa Nostra, alla donna viene associato un ruolo domestico, ma non sempre è così, infatti l’ex procuratore suddivide il ruolo di queste donne in tre categorie: le donne fedeli, le donne “d’onore” e le donne ribelli.
Le donne fedeli sono mogli e madri che devono essere silenziose e discrete e devono far mantenere lo status d’onore alla propria famiglia e al proprio marito; ci sono stati dei casi in cui le figlie di alcuni mafiosi hanno disconosciuto i propri mariti pentiti, perché dovevano salvaguardare l’onore della propria famiglia e la propria fedeltà alla Mafia.
Invece le donne “d’onore”, sono coloro che sono “funzionali” all’organizzazione mafiosa e si concedono come promesse spose a uomini appartenenti ad altre cosche per rinforzare il potere della propria famiglia. Esse sono consapevoli di non dover in nessun modo tradire il compagno, perché il loro comportamento, oltre che a disonorare la propria famiglia, spingerebbe Cosa Nostra a condannarle a morte. Le donne possono essere anche uccise come atto vendicativo nei confronti di un loro familiare macchiatosi di “infamia”.
Le donne “d’onore” svolgono diversi ruoli all’interno del Clan, quello primario consiste nell’aiutare gli affiliati nascondendoli e cercando di ostacolare le indagini e le ricerche volte alla loro cattura. Inoltre quando il congiunto viene arrestato, a lui si sostituiscono per continuare le attività illecite, come per esempio lo spaccio della droga e l’estorsione, intestandosi gli immobili frutto delle attività illecite.
Le donne ribelli, infine, sono coloro che spingono i propri mariti a tornare nella legalità, diventando “collaboratori” di giustizia.
Tra i vari esempi di donne collegate in qualche modo alla mafia, che hanno catturato la mia attenzione posso citare: Michela Buscemi, Felicia Impastato, Rita Atria.
In particolare, mi ha colpito il caso di Carmela Iuculano, che fu convinta a diventare collaboratrice di Giustizia dalle sue due figlie di 13 e 11 anni, che avevano iniziato un percorso di legalità nella loro scuola e che non volevano più essere etichettate come delle mafiose, pur a costo di far arrestare il loro padre.
Questo caso fa riflettere sull’importanza dell’educazione alla legalità nelle scuole. Concludo manifestando la mia ammirazione per tutte quelle donne che non hanno avuto paura di difendere i propri ideali di integrità, andando contro la propria famiglia e sacrificando la propria vita per la Giustizia.