Anche le Marche sono coinvolte e fanno gola alle mafie.
La conferma arriva direttamente dal dossier (raccolta di prove/testimonianze) dell’antimafia
del febbraio 2020, che spiega come la Mafia nelle Marche possa contare su quei nuclei familiari che si sono trasferiti nel corso degli anni dalle regioni di origine, contando sull’appoggio di professionisti insospettabili, che hanno studiato nelle Università marchigiane, hanno fatto carriera, diventando un punto di riferimento per il riciclaggio di denaro sporco, l’acquisizione di aziende utilizzate per prendere appalti pubblici e fatte morire.

Le maggiori infiltrazioni e rischi arrivano dalla ‘Ndrangheta, in particolare dal clan di ‘ndrina GRANDE ARACRI, una delle cosche più potenti che opera a Cutro, in Calabria (il luogo della recente morte dei migranti) e che ha referenti in Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Germania. Tra le attività illegali praticano: il traffico di droga, le false fatturazioni, l’estorsione e riciclaggio. I dati sono preoccupanti perché si parla di un grande rischio di infiltrazioni nei prossimi 5 anni: “fanno gola appalti e subappalti pubblici e privati a svantaggio delle imprese “sane” per riciclare e trarre ulteriori profitti da impiegare ulteriormente in altri canali dell’economia legale”.
I soldi del Pnrr dovranno essere ben gestiti per evitare infiltrazioni nelle Marche.
Spero che l’antimafia continui ad essere attiva per “combattere il fenomeno mafioso” soprattutto nel futuro in cui ci saranno tanti soldi da gestire.

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