Di recente diffusione, il fenomeno dei romanzi d’amore che coinvolgono le mafie ha invaso quella parte dei social, come Instagram e TikTok, specializzata nel consigliare libri (semplicemente cercando su YouTube le parole chiave “mafia romance” si possono trovare centinaia di video che consigliano i “migliori” libri di questo genere).
In queste tipologie romanzi una, o entrambe, le controparti amorose sono coinvolte in associazioni mafiose. In particolare è l’uomo ad essere rappresentato come un importante membro della mafia, spesso di origini italiane, molto bello e ricco (guida macchine costose, indossa abiti firmati e vive in case lussuose). Il tipico protagonista maschile di uno di questi libri ha una speciale “ossessione” per la protagonista femminile, farebbe qualsiasi cosa per proteggerla e sarebbe disposto a uccidere chiunque le facesse del male.
Capiamo quindi come le autrici (sono più che altro donne) scrivano storie d’amore in cui si va a romanticizzare la vita di queste persone e la violenza di cui e intrisa. Attraverso stereotipi e idealizzazioni, gli uomini mafiosi ci vengono presentati come membri di grandi famiglie i cui membri sono legati ad un ferreo codice d’onore che li rende, per certi aspetti, “buoni” (così da poter essere idealizzati in quanto interesse amoroso della protagonista).
Sebbene molti, soprattutto italiani (che sono forse più sensibili all’argomentano e cercano di combattere lo stereotipo: italiano=mafioso), manifestino la loro contrarietà a certe tipologie di libri, si possano trovare decine di scrittori che si focalizzano solo sulla scrittura di queste storie e, soprattutto, decine di migliaia di lettori che vi si appassionano.
La domanda che sorge spontanea è: è giusto trattare un simile argomento in questi termini?
Secondo me, attraverso questi libri, che sono un vero e proprio fenomeno sui social, le persone sono portate a crearsi nella loro mente un’immagine distorta e lontana dalla realtà di quelli che sono i valori e i modi di agire delle mafie e dei loro membri.