Cercando su internet le parole “mafia, denunce, musica” ho trovato questa canzone. L’ho scelta in quanto è secondo me molto significativa e in pochi minuti presenta un quadro quasi completo di quella che è la mafia, delle persone che cercano di combatterla, e dell’omertà, che è spesso un termine associato alla criminalità organizzata.
Presentata nel 2007 a Sanremo, l’autore afferma che questa canzone è dedicata e ispirata alla figura iconica di Paolo Borsellino. È un omaggio a coloro che hanno combattuto la mafia guardandola negli occhi, denunciandola apertamente al mondo. Si concentra su quelle persone, che pur avendo molto da perdere, non hanno mai rinunciato a quello che era il loro obiettivo, e che per questo sono stati strappati al proprio destino con grande atrocità; consapevoli di quella che sarebbe stata la propria sorte ma anche che le loro idee, le loro parole e i loro sforzi non sarebbero mai morti.
Nella canzone sono definiti uomini o angeli, mandati sulla terra per combattere una vera e propria guerra di faide e di famiglie che bramano il potere più di qualsiasi altra cosa e non si fanno scrupoli pur di ottenerlo. Una guerra combattuta in terre naturalmente bellissime ma che sono purtroppo macchiate e impoverite dalla presenza della mafia. Si ricordano anche le persone che sperimentano e sentono direttamente la presenza della mafia ogni giorno, le generazioni che per la paura sono rimaste in silenzio, costrette a commentare a bassa voce ogni criminalità, per paura di poter subire una sorte ancora peggiore delle altre vittime molto spesso innocenti.
Queste parole costituiscono una denuncia all’oppressione esercitata da pochissimi, ma che riesce comunque a terrorizzare e corrompere quasi tutti; una denuncia aperta ad un sistema corrotto e un grande peso sulle spalle.
Questa canzone invita a riflettere a quelle che sono l’efferatezza e la crudeltà che caratterizzano la mafia. È un monito alla coscienza (invita esplicitamente gli ascoltatori a non sotterrarla nel cemento), dare un contributo alla giustizia collettiva, seguire e assecondare quello che è il proprio senso del dovere.