In questo vecchio spot pubblicitario, andato in onda sul canale “Rai Tre”, compare un uomo che sta comunicando attraverso un telefono con quello che si presume essere la mente delle operazioni. L’uomo, infatti, è un membro di un associazione mafiosa, e sta chiedendo all’interlocutore chi sia la “capretta” da ammazzare e quindi a chi debba mettere il tritolo, un composto chimico usato come esplosivo. Successivamente domanda nuovamente chi sia la “capretta” (la persona da uccidere) e se la debba ammazzare con l’autobomba o con il Kalašnikov, un fucile d’assalto sovietico. Non riesce però a sentire bene la persona dall’altro capo della linea, quindi è costretto a urlare. Questo è il motivo (simbolico) per cui diverse persone, sentendolo, si avvicinano a lui fermandosi alle sue spalle e lo fissano. L’uomo smette di parlare una volta essersi reso conto della presenza delle persone. Viene poi arrestato da un carabiniere che era all’ascolto mentre le altre persone applaudono. Intanto prende la parola un narratore che spiega che ogni anno in Italia 730 mafiosi vengono smascherati ed arrestati grazie al cellulare. Successivamente consiglia ironicamente agli ascoltatori che hanno un parente mafioso di regalargli un telefono, in modo che possano fare bella figura e allo stesso tempo un servizio alla Nazione.
Ho scelto questo contenuto multimediale perché secondo me ricco di informazioni utili che vengono comunicate con ironia ma anche di stereotipi sui mafiosi: L’uomo protagonista del video parla infatti al telefono in dialetto siciliano; è vestito in giacca e cravatta, sta fumando una sigaretta, e indossa un cappello e un paio di occhiali da sole. Inoltre si collega al tema principale: le mafie comunicano. Si sottolinea che il metodo che consiste nel comunicare al telefono non è così funzionale e sicuro come si crede (l’uomo non riesce a sentire il boss). Le forze dell’ordine (il carabiniere nel video) infatti riescono a intercettare le chiamate e a scoprire le varie informazioni che i mafiosi si scambiano.
Ho trovato questo video digitando le parole “pubblicità”, “mafia” e “ironia”.
Trovo interessanti l’ironia con cui viene trattato questo argomento e la presenza degli stereotipi sugli uomini mafiosi. Inoltre mi ha colpito il fatto che i mafiosi (o almeno in questo caso) chiamino le vittime “caprette”, le prede (loro lupi, i predatori).