Digitando “baby gang, mafia e gomorra” su google, ho trovato questo servizio di 4 anni fa de “Le Iene” che mi ha particolarmente interessata e scioccata, perché affronta una delle sottotematiche della mafia che colpisce soprattutto i giovani: le baby gang.
In questo video, si parla delle “baby gang”, “ragazzi di strada” o i cosiddetti “paranza” dei quartieri spagnoli di Napoli, luoghi degradati dalle criminalità. Le “baby gang” sono dei gruppi di “amici”, di età tra gli 11 e i 25 anni, che “uniti” in nome del gruppo, commettono furti, sparatorie, pestaggi, omicidi e spaccio di droga.
Tra le tante persone intervistate in questo servizio mi hanno colpito: i pentiti; le persone che cercavano di aiutarli ad avere una vita migliore e alcuni esponenti delle baby gang. I pentiti denunciano questi gruppi pericolosi e raccontano di come gli hanno rovinato la vita, infatti, molti di loro sono stati in carcere, e al termine della pena hanno avuto difficoltà a ricominciare una “nuova vita”. Accusano lo Stato di non agire nel modo migliore per fermare queste gang. Alcuni ragazzi di strada hanno rilasciato delle dichiarazioni dicendo di essere stati abbandonati a loro stessi, molti di loro hanno genitori in carcere e vivono in quartieri malfamati, restano per strada fino a tardi e non hanno regole. Per questo viene offerta loro la possibilità dai criminali, da cui, invece, dovrebbero stare alla larga, di guadagnarsi subito dei soldi “facili”, con cui costruirsi una “bella vita”. Per i capi mafiosi è più facile spacciare la droga servendosi di loro, che vivono nella povertà, nell’impossibilità di trovare un lavoro onesto e degno, in quanto privi di punti di riferimento, poiché i genitori sono assenti. Nonostante gli sforzi, la scuola che dovrebbe essere il secondo posto sicuro, dopo la famiglia, non è di aiuto, perché le strutture non funzionano in maniera efficiente. Di conseguenza il tasso di abbandono e di bocciati è alto; inoltre non ci sono associazioni abbastanza “forti” che possano aiutare questi ragazzi, il cui “domani” non è mai certo. Non ritengo che questo sia il modo più adatto per far crescere dei ragazzi; non è accettabile leggere dai giornali che i bambini girino armati e accoltellino i loro coetanei, sottovalutando le conseguenze a cui vanno incontro. Bisogna trovare una soluzione, aiutare questi ragazzi, parlare con loro ed educarli, soprattutto a scuola, per far loro comprendere che i comportamenti da loro assunti, non sono consoni. Concludo dicendo che mi piacerebbe sapere come le istituzioni intendono risolvere il problema e quali iniziative vogliono intraprendere per dare a questi ragazzi una possibilità di riscatto, al fine di conseguire nella loro vita futura traguardi importanti.