Leo Morabito, specialista in gioventù nello sfondare porte e finestre, per cui si è guadagnato l’appellativo di “scassaporte”, è stato condannato a 8 anni di reclusione per associazione mafiosa ed altri reati. Da tempo l’uomo aveva iniziato a rivendicare la proprietà di un terreno di una famiglia vicino a Reggio Calabria, adottando tipiche modalità mafiose, impossessandosene e addirittura recintandolo per poterne usufruire esclusivamente. Ne è derivata una reazione violenta condotta verso l’ingegnere della famiglia, con le modalità tipiche della criminalità organizzata, concretizzatasi nel ferimento dell’ingegnere mentre stava lavorando su quel terreno, a bordo di un trattore.
Le indagini, nonostante siano state condotte in un clima di profonda omertà, hanno consentito di ricostruire con esattezza ogni passaggio della vicenda, portando ad identificare Morabito come colpevole poiché ferì all’addome e ad una gamba l’ingegnere. Nell’abitazione di Morabito, durante la perquisizione, è stato ritrovato un bunker in cui viveva e infine è stato arrestato.
Morabito cercando di prendere questo terreno ha mancato di rispetto ai suoi veri proprietari, questo dunque sta a significare che non esiste un codice d’onore tra i mafiosi che affermi che le famiglie vadano rispettate.