Per arrivare a questo contenuto ho cercato le seguenti parole : “donne”, “vittime di mafia” e “giustizia”. Questo è un video in cui Sandro Ruotolo, ex senatore d’Italia, pone delle domande a Piera Aiello, deputata e vedova del boss di mafia Nicolò Atria. Lei è la prima testimone di giustizia ad essere entrata in Parlamento dopo aver deciso di denunciare i killer che hanno ucciso suo marito, il 24 giugno del 1991. In questo video racconta anche di aver incontrato Paolo Borsellino, e che egli le ricordava inizialmente un mafioso siccome aveva un forte accento palermitano, dopodiché lo chiamò onorevole fino a quando Borsellino gli disse di chiamarlo semplicemente zio Paolo. Piera Aiello racconta anche di sua cognata, Rita Atria (sorella di Nicolò) che per lei era più di questo, era una grande amica. Purtroppo però dopo aver saputo della morte di Paolo Borsellino ella si tolse la vita, (aveva solamente 17 anni) lasciando una lettera dove diceva le seguenti parole, che inoltre mi hanno molto colpita : “Ora che Borsellino è morto nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita, tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo “Stato mafioso” vincerà, e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi. Prima di combattere la mafia, devi farti un esame di coscienza, e poi dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici. La mafia siamo noi, è il nostro modo sbagliato di comportarci. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi, ma io, senza di te, sono morta”. Queste parole mi hanno fatto riflettere, perché se ci si pensa è vero, prima di tutto bisognerebbe sconfiggere la mafia che è in noi, nei nostri modi di fare e solo a quel punto, quando lo avremo capito, potremo passare a ciò che c’è al di fuori di noi. Ritornando a Rita, lei era stata anche rinnegata dalla sua stessa madre, tanto che quando morì portarono il suo corpo nella tomba della sua famiglia, la famiglia Atria, ma sua mamma prima ruppe la sua lapide e successivamente la mise nella sua famiglia, la famiglia Cannova, perché aveva infangato la famiglia Atria. Il marito di Piera Aiello inoltre all’inizio non era un uomo violento, ma quando cominciò a spacciare droga o altre sostanze stupefacenti e li lasciava in casa, lei le buttava. Ciò causava azioni violente da parte di Nicolò verso Piera, anche quando era incinta. Infine ella dice che ogni tanto lei torna a Partanna, il suo luogo di nascita, e va al cimitero, dove porta due mazzi di fiori uno alla nonna Piera e l’altro a Rita Atria, e anche una rosa, che invece porta al marito e dice sempre la frase seguente : “io una rosa tel’ho portata, ma non te la meriti”. Anche questa frase mi ha parecchio colpita, perché ciò significa che Piera Aiello tiene ancora a suo marito, nonostante ciò che abbia fatto, ma che appunto non dimentica, e penso che mai riuscirà a dimenticare. Il perché ho scelto questo contenuto già si capisce e l’ho anche fatto intendere, quel paio di frasi che ho citato mi hanno davvero colpita, e poi anche perché ho visto che si parlava di Paolo Borsellino, anche se poco, e siccome da quando so la sua storia e quella di Falcone li ho sempre stimati come persone, che lottavano sempre per la giustizia e per ciò a cui loro credevano. Questo video io lo associo al sottotema che ho individuato, ovvero “Percorsi di supporto ai familiari, storie di chi ha denunciato”, per il semplice fatto che sia Piera Aiello sia Rita Atria sono state due donne molto coraggiose che si sono ribellate alla mafia, senza avere paura di quello che poteva accaderle. Secondo me questo video è utile vederlo perché comunque racconta la storia di appunto due donne con parecchia tenacia e poi comunque sono sempre delle informazioni molto utili in più, per esempio io prima di guardare questo video non sapevo che gli Ingoglia fossero i vecchi mafiosi e gli Accardo fossero i nuovi, che sono sostenuti da Totò Riina. Lo consiglio inoltre un po’ a tutte le fasce d’età, certo magari non ai bambini, al di sopra dei 10 anni, anche fino all’anzianità, anzi sopratutto, perché ormai sempre più persone anziane pensano che gli uomini mafiosi non siano così davvero, che non uccidano le donne, che non le maltrattino, ma che invece diano lavoro, ma putroppo non è questa la verità. Le cose che maggiormente mi sono rimaste impresse alla fine già le ho dette, sono quelle che mi hanno colpita e sì, questa ricerca mi ha incuriosita ed è una cosa su cui vorrei approfondire meglio, ovvero sapere se più donne hanno avuto questo coraggio, il coraggio di denunciare e di non stare in silenzio, mai.