Non avevo mai sentito parlare un pentito di Mafia e questo video che ho trovato inserendo le parole chiave #cosanostra #boss #intervista, mi ha permesso di comprendere come le parole dei pentiti siano state importanti per le indagini, per comprendere meglio come la mafia pensa e agisce. Ma le loro parole sono il segno di un pentimento sincero?

L’uomo con il volto coperto è Santino di Matteo, il primo pentito di mafia ad aver raccontato la strage di Capaci, ma per metterlo a tacere il suo “ex amico” Giovanni Brusca (con cui aveva ammazzato tante persone) ha sequestrato suo figlio Giuseppe. Lo stesso Di Matteo afferma in questa intervista con il giornalista Sandro Ruotolo, che già sapeva che suo figlio sarebbe stato ucciso.
I fatti di cronaca raccontano che Giuseppe sia stato sciolto nell’acido, un codice che evidentemente Di Matteo conosceva.
Santino afferma di essersi pentito, di aver chiesto scusa alle famiglie delle vittime, ma che non accetterà mai il perdono da Brusca, afferma ancora: “non credo minimamente al suo pentimento”.
Allora mi chiedo: le parole dei pentiti devono essere considerate come parole di pentimento? O sono solo un modo che usano per tirarsi fuori da un’associazione criminale che non lascia scampo?
Se Di Matteo afferma che non crede nelle parole di pentimento di Brusca, forse le loro parole devono essere pesate e verificate.

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