Palermo, novembre 1993. Totò Riina è seduto nella gabbia dell’aula bunker dell’Ucciardone. Il presidente della corte ha appena accolto la richiesta di quello che si prefigura come un confronto epico: quello tra l’ex capo dei capi di Cosa nostra, arrestato pochi mesi prima, e il più importante pentito di mafia, quel Tommaso Buscetta cui Riina ha massacrato la famiglia. Riina ha uno scatto. Si agita, chiede urgentemente la parola. E a sorpresa, dopo averlo richiesto, rifiuta il confronto. «Non è un uomo adatto a me», dice. «Non è della mia statura, è un uomo che ha troppe amanti».
In questo video del corriere della sera vengono analizzati alcuni principi morali della mafia che possono costituire una sorta di codice d’onore. Possiamo infatti notare come all’inizio degli anni 80, per essere un affiliato di Cosa Nostra bisognava rispettare determinate condizioni. Questo mi ha colpito molto in quanto non credevo che i membri delle mafie avessero il dovere di rispettare simili regole.
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